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8-9 settembre 1943
8-9 settembre 1943
Roma - La Spezia - Golfo dell'Asinara
L'annuncio della resa italiana - dato dagli angloamericani l'8 settembre 1943 con appena sei ore di preavviso - colse di sorpresa il nostro Alto Comando Navale (Supermarina).
Secondo i termini dell'armistizio e le istruzioni della tarda serata dell'8, le navi italiane, adornate di pennelli e cerchi neri in segno di sottomissione, si sarebbero dovute trasferire a Malta in attesa di conoscere il proprio destino, le cui chiavi erano in mano al gen. Eisenhower. Queste ultime istruzioni erano in effetti un contr'ordine, poiché la Marina italiana era stata preparata - fino al pomeriggio dell'8 settembre - a sostenere la suprema prova contro il nemico pronto ad invadere la Penisola, dopo avere occupato la Sicilia. E siccome l'inizio delle operazioni di sbarco anglo-americano a Salerno (secondo il piano Avalanche) era previsto per la notte del 9, la Squadra navale della Spezia - la sera dell'8 settembre - si disponeva ad uscire dal porto per raggiungere La Maddalena, probabile suo trampolino di lancio verso la costa campana.
Secondo i termini dell'armistizio e le istruzioni della tarda serata dell'8, le navi italiane, adornate di pennelli e cerchi neri in segno di sottomissione, si sarebbero dovute trasferire a Malta in attesa di conoscere il proprio destino, le cui chiavi erano in mano al gen. Eisenhower. Queste ultime istruzioni erano in effetti un contr'ordine, poiché la Marina italiana era stata preparata - fino al pomeriggio dell'8 settembre - a sostenere la suprema prova contro il nemico pronto ad invadere la Penisola, dopo avere occupato la Sicilia. E siccome l'inizio delle operazioni di sbarco anglo-americano a Salerno (secondo il piano Avalanche) era previsto per la notte del 9, la Squadra navale della Spezia - la sera dell'8 settembre - si disponeva ad uscire dal porto per raggiungere La Maddalena, probabile suo trampolino di lancio verso la costa campana.
Nemmeno il comandante, ammiraglio Carlo Bergamini, che il giorno precedente aveva partecipato a Roma ad un « vertice » di emergenza, era stato messo al corrente degli sviluppi della situazione politica. Eppure un breve colloquio preliminare egli l'aveva avuto anche con il ministro e capo di Stato Maggiore della Marina, Raffaele De Courten. L'intesa fra i due ammiragli era stata chiarissima: « La Flotta entro il 9 settembre si sarebbe trasferita a La Maddalena per motivi prudenziali e per essere più vicina al teatro della battaglia ». Nella riunione, poi, gli ammiragli, che avevano tutti compiti di comando, trattarono un solo argomento: una eventuale reazione tedesca contro l'Italia, ma senza un preciso riferimento all'armistizio già firmato a Cassibile quattro giorni prima.
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Il segreto più ermetico, per volere del capo di Stato Maggiore generale Vittorio Ambrosio, continuava ad essere mantenuto sul documento della tregua militare che, a proposito delle navi italiane, all'art. 4 disponeva: « Il trasferimento immediato in quei luoghi che potranno essere designati dal comandante in capo alleato Dwight D. Eisenhower, insieme coi particolari sul loro disarmo che saranno da lui fissati. » La discussione fra i capi della Marina andò avanti stancamente fra ipotesi e speranze. Qualche ammiraglio prese appunti. Da Zara, che comandava la Flotta di Taranto, addirittura sonnecchiava sentendo ripetere le solite cose sulla disciplina, la fedeltà e il sacrificio.
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Il segreto più ermetico, per volere del capo di Stato Maggiore generale Vittorio Ambrosio, continuava ad essere mantenuto sul documento della tregua militare che, a proposito delle navi italiane, all'art. 4 disponeva: « Il trasferimento immediato in quei luoghi che potranno essere designati dal comandante in capo alleato Dwight D. Eisenhower, insieme coi particolari sul loro disarmo che saranno da lui fissati. » La discussione fra i capi della Marina andò avanti stancamente fra ipotesi e speranze. Qualche ammiraglio prese appunti. Da Zara, che comandava la Flotta di Taranto, addirittura sonnecchiava sentendo ripetere le solite cose sulla disciplina, la fedeltà e il sacrificio.
Concluso l'incredibile rapporto, Bergamini fece un salto a casa sua. Sarebbe stata l'ultima notte che avrebbe trascorso in famiglia. La mattina all'alba ripartì in automobile per La Spezia, dove giunse sul mezzogiorno. Trovò. la Squadra in allarme con le navi fuori dei recinti. Solo la Roma era al suo posto, ormeggiata alla Porta Marola dell'Arsenale. Salito a bordo della sua nave Bergamini venne raggiunto dalla prima telefonata. Era De Courten che premurosamente si informava sul suo viaggio da Roma alla Spezia e lo avvertiva di tenersi pronto a partire: erano state avvistate le 450 navi del convoglio anglo-americano diretto a Salerno.
Subito dopo il colloquio telefonico, Bergamini riferì ai suoi più diretti collaboratori sulla riunione romana. Messo al corrente sullo stato di preparazione della Squadra, l'ammiraglio convocò sulla Roma per le 15 tutti gli ammiragli e i comandanti delle navi, ai quali impartì le direttive per l'imminente partenza. Improvvisamente, poco dopo le 16, le radio straniere cominciarono a ripetere la notizia, già diffusa da Algeri, che l'Italia aveva deposto le armi. Alle 18, Eisenhower dà l'annuncio ufficiale dell'armistizio. De Courten l'apprende mentre si trova al Quirinale per decidere con gli altri capi di Stato Maggiore la partenza per il Sud del re e della sua famiglia. Dal Quirinale, De Courten avverte l'ammiraglio Luigi Sansonetti, vice capo di Stato Maggiore della Marina, che occorre chiamare subito Bergamini per dirgli che secondo il nuovo ordine egli deve trasferirsi con la Flotta a Malta anziché alla Maddalena, ma che Ambrosio gli aveva confermato che le navi, malgrado le clausole dell'armistizio, non sarebbero state disarmate.
Sansonetti è folgorato dalla notizia. Conosce lo stato d'animo degli equipaggi e degli ammiragli. Di Bergamini in particolare sa che più volte aveva dichiarato di non essere disposto a una resa senza combattere almeno una battaglia, un vero scontro con le corazzate italiane da una parte e quelle inglesi dall'altra, circostanza che non si era mai registrata nel corso del lungo conflitto per quanto disponessimo, ancora all'8 settembre, di ben sei corazzate: Roma, Vittorio Veneto e Italia alla Spezia; Doria e Duilio a Taranto; Giulio Cesare a Pola.
Negli uffici di Supermarina, - racconta un valido testimone, il comandante M. A. Bragadin, - assolutamente nulla era trapelato di quanto stava succedendo. Alle 18,20 mi trovavo per caso nell'ufficio dell'amm. Girosi, capo del reparto operazioni, quando il telefono squillò: vidi l'ammiraglio sbiancarsi in volto e poi con voce rotta dalla commozione, mi disse: « Il centro radio comunica che Algeri sta diffondendo la notizia di un armistizio. Ma non ci credo. Possibile che noi non ne sappiamo nulla, mentre le corazzate stanno preparandosi a partire per Salerno? » In quel momento, però, il telefono squillò ancora e l'amm. Sansonetti confermò la notizia. Soltanto dopo la proclamazione dell'armistizio l'amm. De Courten fu messo a conoscenza nella loro integrità delle clausole riguardanti la Marina. Perciò i capi di questa dovettero prendere decisioni della più grande portata storica, si può dire in pochi minuti.
Sansonetti, per prima cosa, dirama ai ventidue sommergibili che erano stati inviati in agguato nel Mediterraneo l'ordine di limitarsi da quel momento a compiti esplorativi; ordine seguito alle 21 e 10, da quello di soprassedere definitivamente ad azioni offensive contro gli Alleati. Infine trasmette un solenne ma generico proclama di De Courten ai marinai.
Il problema più difficile era però quello di far partire le navi per Malta. Sansonetti si rese conto che a quel punto un discorso infarcito di "se" e di "ma" avrebbe raggiunto l'effetto contrario. In altre parole, se a Bergamini fosse stato detto: « Parti pure per Malta, tanto abbiamo la promessa generica che la Flotta non sarà disarmata » era come dirgli di non eseguire l'ordine. Mosso da queste preoccupazioni, Sansonetti impartì l'ordine alla Flotta di raggiungere i prescritti porti alleati, essendo « esclusa la consegna delle navi e l'abbassamento della bandiera ». E per convincere amici e nemici trasmise l'ordine in chiaro.
Bergamini, ricevuto l'ordine da Roma, riesamina gli avvenimenti delle ultime ventiquattr'ore. Mentre è tormentato da questi pensieri, squilla il telefono. E Sansonetti che chiama per illustrare il suo ordine operativo.
Sansonetti è folgorato dalla notizia. Conosce lo stato d'animo degli equipaggi e degli ammiragli. Di Bergamini in particolare sa che più volte aveva dichiarato di non essere disposto a una resa senza combattere almeno una battaglia, un vero scontro con le corazzate italiane da una parte e quelle inglesi dall'altra, circostanza che non si era mai registrata nel corso del lungo conflitto per quanto disponessimo, ancora all'8 settembre, di ben sei corazzate: Roma, Vittorio Veneto e Italia alla Spezia; Doria e Duilio a Taranto; Giulio Cesare a Pola.
Negli uffici di Supermarina, - racconta un valido testimone, il comandante M. A. Bragadin, - assolutamente nulla era trapelato di quanto stava succedendo. Alle 18,20 mi trovavo per caso nell'ufficio dell'amm. Girosi, capo del reparto operazioni, quando il telefono squillò: vidi l'ammiraglio sbiancarsi in volto e poi con voce rotta dalla commozione, mi disse: « Il centro radio comunica che Algeri sta diffondendo la notizia di un armistizio. Ma non ci credo. Possibile che noi non ne sappiamo nulla, mentre le corazzate stanno preparandosi a partire per Salerno? » In quel momento, però, il telefono squillò ancora e l'amm. Sansonetti confermò la notizia. Soltanto dopo la proclamazione dell'armistizio l'amm. De Courten fu messo a conoscenza nella loro integrità delle clausole riguardanti la Marina. Perciò i capi di questa dovettero prendere decisioni della più grande portata storica, si può dire in pochi minuti.
Sansonetti, per prima cosa, dirama ai ventidue sommergibili che erano stati inviati in agguato nel Mediterraneo l'ordine di limitarsi da quel momento a compiti esplorativi; ordine seguito alle 21 e 10, da quello di soprassedere definitivamente ad azioni offensive contro gli Alleati. Infine trasmette un solenne ma generico proclama di De Courten ai marinai.
Il problema più difficile era però quello di far partire le navi per Malta. Sansonetti si rese conto che a quel punto un discorso infarcito di "se" e di "ma" avrebbe raggiunto l'effetto contrario. In altre parole, se a Bergamini fosse stato detto: « Parti pure per Malta, tanto abbiamo la promessa generica che la Flotta non sarà disarmata » era come dirgli di non eseguire l'ordine. Mosso da queste preoccupazioni, Sansonetti impartì l'ordine alla Flotta di raggiungere i prescritti porti alleati, essendo « esclusa la consegna delle navi e l'abbassamento della bandiera ». E per convincere amici e nemici trasmise l'ordine in chiaro.
Bergamini, ricevuto l'ordine da Roma, riesamina gli avvenimenti delle ultime ventiquattr'ore. Mentre è tormentato da questi pensieri, squilla il telefono. E Sansonetti che chiama per illustrare il suo ordine operativo.
Sansonetti: « È stato firmato l'armistizio. Da Supermarina abbiamo diramato le nuove disposizioni secondo le clausole dell'armistizio. Per evitare equivoci l'ordine viene trasmesso e ripetuto in chiaro. E esclusa la consegna delle navi e l'abbassamento della bandiera. La Flotta deve - però - trasferirsi a Malta. Per il riconoscimento occorre alzare il pennello nero sugli alberi maestri e dipingere cerchioni neri sulle prue. Anche Biancheri a Genova è stato avvertito ».
Bergamini: « Anzitutto desidero sapere perché sono stato tenuto all'oscuro di quanto si stava tramando alle nostre spalle. Ancora ieri ci sono stati fatti altri discorsi. Lì a Roma vi siete dimenticati quali responsabilità tecniche e morali ha il comandante della Flotta. Qui la situazione è confusa. L'orientamento generale è per l'auto-affondamento ».Sansonetti: « E una soluzione gravissima contro gli interessi della patria la cui responsabilità ricadrà sul comandante della Flotta... »
Bergamini: « Per questo motivo chiedo di parlare con il ministro e capo di Stato Maggiore che, ancora a mezzogiorno, mi ha confermato l'ordine di tenermi pronto a partire per l'ultima battaglia ».
Sansonetti: « Riferirò ». Passano pochi minuti. Roma richiama. Questa volta è De Courten il quale ha ormai capito che Bergamini è riluttante ad accettare l'ordine di consegnarsi agli inglesi.
De Courten: « Sansonetti mi riferisce che alla Spezia vi sono difficoltà. Posso comprenderle ed anche giustificarle. Del resto anch'io, che sono il ministro e il capo di S.M. della Marina, solo due ore fa ho appreso per la prima volta che l'armistizio era stato firmato. Non siamo stati mai consultati. Ma ormai, visto come si sono messe le cose, non resta altro da fare che eseguire gli ordini. Sansonetti ha già predisposto tutto. La Flotta deve trasferirsi a Malta. Non è previsto né il disarmo né l'abbassamento della bandiera. Quindi mi pare... ».
Bergamini: «Ripeto quanto ho già detto a Sansonetti. Lo stato d'animo degli ammiragli e dei comandanti che ho sentito nel pomeriggio è orientato verso l'autoaffondamento delle navi. E anch'io... ».
De Courten: « Ma se il comandante della Flotta non se la sente di eseguire gli ordini, è autorizzato a lasciare il comando, è un modo per risolvere i suoi problemi di coscienza ».
Bergamini: « Non ci sono precedenti di un comandante che abbandoni i propri marinai nel momento del pericolo. Questo è un invito che devo respingere ».
De Courten: « Il dovere più grave è quello di adempiere a qualunque costo le condizioni di armistizio perché questo sacrificio potrà portare in avvenire grande giovamento al Paese. La Flotta deve assolutamente lasciare La Spezia. Occorre sottrarre le navi al pericolo di un attacco da parte dei tedeschi e gli equipaggi dall'influenza dell'ambiente terrestre, occorre anche evitare le ripercussioni di eventuali discussioni fra marinai, ufficiali e comandanti. Ripeto che la decisione di accettare l'armistizio è stata presa dal re - con il quale ho parlato un'ora fa - che è stato confortato dal parere del grande ammiraglio Thaon di Revel.
«Secondo le clausole dell'armistizio, ripeto, le navi non devono ammainare la bandiera né saranno cedute. Devono solo trasferirsi a Malta, poi si vedrà. Tuttavia Ambrosio, il capo di Stato Maggiore generale, mi ha assicurato d'aver chiesto agli anglo-americani che la Flotta per motivi tecnici possa trasferirsi alla Maddalena. Quindi intanto esci dalla Spezia, come avevamo del resto concordato ieri. E fino a questo punto mi pare che non ci siano novità e difficoltà. Poi, una volta in mare, la Flotta riceverà altri ordini con la speranza che nel frattempo gli alleati accolgano la variante della Maddalena al posto di Malta. Alla Maddalena tutto è pronto per l'ormeggio delle navi. Capisco, è un brutto momento, ma tutti dobbiamo fare il nostro dovere. Tutti dobbiamo far qualcosa ». Bergamini: « D'accordo. Esco stanotte con tutte le navi e mi dirigo alla Maddalena in attesa di nuovi ordini ».
Chiuso il concitato colloquio, Bergamini si rende conto che ormai gli avvenimenti sono determinati da altri. Al comandante Bedeschi che gli è vicino, dice: « E un dramma. Non consegnerò mai le navi al nemico. Le navi le porterò in un ancoraggio italiano o in un porto neutrale. Sento però che non ci vedremo più. Ci autoaffonderemo ».
Chiuso il concitato colloquio, Bergamini si rende conto che ormai gli avvenimenti sono determinati da altri. Al comandante Bedeschi che gli è vicino, dice: « E un dramma. Non consegnerò mai le navi al nemico. Le navi le porterò in un ancoraggio italiano o in un porto neutrale. Sento però che non ci vedremo più. Ci autoaffonderemo ».
A bordo delle unità l'animazione ha raggiunto punte pericolose. Bergamini è costretto a dare disposizioni perentorie che nessuno si presenti sulla Roma senza preventiva autorizzazione. Nessuno solleciti ordini. Al momento opportuno verranno. Alla fine decide di riconvocare ammiragli e comandanti. Sono le 22.
La partenza della Squadra, data per imminente nel corso della giornata, era stata rinviata più volte. La tensione fra gli equipaggi era, al massimo. Bergamini riprende in mano la situazione. Agli ammiragli e comandanti delle navi conferma la notizia dell'armistizio e brevemente accenna ai suoi colloqui telefonici con Roma. Esalta il supremo dovere dell'obbedienza, necessario più che mai in quel drammatico frangente. « La Marina » dice « finirà la guerra contro le maggiori potenze marittime essendo ancora materialmente abbastanza forte. Questa forza della Marina sarà per l'Italia il presidio della rinascita; il nostro dovere è di rimanere fedeli al giuramento prestato ». Concluse presagendo che la Marina sarebbe stata « la pietra angolare della ricostruzione nazionale ».
Diretta alla Maddalena la Squadra partì, quindi, alle ore 3 del 9 settembre anziché - secondo gli accordi del giorno 7 - al tramonto del giorno 8. Non inalbera i segni neri della resa. Alla stessa ora ha inizio nel golfo di Salerno l'Operazione Avalanche.
Escono dalla Spezia tre corazzate: la Roma, con a bordo lo stesso ammiraglio Bergamini, Vittorio Veneto e Italia (ex Littorio) con l'ammiraglio Garofolo, seguite da tre incrociatori (Eugenio di Savoia, con l'ammiraglio Oliva; Montecuccoli e Regolo) e da otto cacciatorpediniere (Legionario, Grecale, Oriani, Velite, Mitragliere, Fuciliere, Artigliere, e Carabiniere).
È una notte calma, di luna. La Flotta si mantiene a una ventina di chilometri dalle coste occidentali della Corsica, velocità 22 nodi. Alle 6.15 la squadra di Bergamini è raggiunta dai tre incrociatori provenienti da Genova al comando dell'amm. Luigi Biancheri (Abruzzi, Garibaldi e Aosta). Precedono cinque torpediniere (Libra, Orsa, Pegaso, Impetuoso e Orione).
All'alba la Flotta è avvistata da un ricognitore alleato. Alle 8 della mattina l'amm. Meendsen Bohiken, comandante tedesco alla Spezia, dà l'allarme a Berlino: « La flotta italiana è partita nella notte per consegnarsi al nemico ». In realtà le navi italiane della Spezia e di Genova erano dirette alla Maddalena. Fra l'altro esse avevano fatto il pieno di nafta e di viveri sufficienti per una lunga crociera o per una prolungata sosta in qualche porto.
A mezzogiorno del 9 la Flotta è in vista delle Bocche di Bonifacio. Le navi avanzano in linea di fila. Bergamini accosta di 90 gradi a sinistra e punta verso La Maddalena. Ma alle 13.40 giunge l'allarme che La Maddalena è stata occupata dai tedeschi. Senza indugi, Bergamini inverte la rotta di 180 gradi.
Alle 14 Bergamini è in vista dell'Asinara. In cielo vengono avvistati ricognitori. All'improvviso da alta quota, da cinquemila metri, aerei lanciano poche bombe sulle navi, ma nessuna di esse viene colpita. Bergamini telegrafa di essere stato attaccato da apparecchi anglo-americani, secondo i dati di provenienza forniti dal radar DETE. Sansonetti informa Malta, la quale respinge la « insinuazione ». Gli aerei non sono alleati. Il mistero resterà tale.
Intanto a Berlino si prepara la rappresaglia. Goering in persona si assume il compito di dare una lezione ai traditori italiani. La missione viene affidata alla Terza Flotta aerea di base in Francia, il cui comandante gen. Hugo Sperrle trasmette il Befehl al gen. Fink, della Seconda Divisione aerea. Alle 10 l'ordine esecutivo raggiunge il Terzo Gruppo del 100° stormo di stanza a Istres (Marsiglia).
Alle 13.23 un ricognitore tedesco dà il segnale di scoperta della flotta italiana. Alle 14 il gruppo (15 bimotori DO 217 K) al comando del ventinovenne magg. Bernhard Jope si leva per la « spedizione punitiva 1943 » (vera Strafexpedition aerea). Gli apparecchi trasportano ciascuno una bomba del tipo FX-1400 che ha già dato buona prova contro la Warspite, uno dei gioielli della Marina di S.M. britannica.
L'ordigno era stato progettato, nel 1939, dal dott. Kramer e il suo primo nome era stato FritzX. L'FX-1400, che veniva anche indicata come SD1400, consisteva in una bomba da 1400 chili con alta capacità di penetrazione, alla quale erano state aggiunte quattro alette, un motore a razzo e piani di coda cinti da un anello di irrobustimento. In prossimità di questi ultimi erano sistemati il ricevitore radio e i relais. La guida era assicurata dall'aereo, che l'aveva lanciata, a mezzo radio. La bomba, con un carico esplosivo di 300 kg, era lunga m 3,30.
La Roma sarà la sua vittima più illustre. Jope - oggi comandante della Lufthansa - dopo un'ora di volo - giunge sul cielo della Flotta italiana. Compie ampi giri per studiare il piano di attacco. Alle 15.25 ordina ai suoi bombardieri di puntare sui rispettivi obiettivi. Alle 15.30 la prima bomba è diretta contro l'Italia e piomba nelle vicinanze della corazzata immobilizzandone temporaneamente il timone; la nave viene governata con gli « ausiliari ». Il punto è pressappoco a 14 miglia a Sud-Ovest di capo Testa.
Alle 15.45 la Roma viene, a sua volta, colpita in pieno. La bomba scoppia dopo aver perforato lo. scafo. La velocità viene ridotta a 10 nodi. Ma cinque minuti dopo, una seconda bomba colpisce la corazzata-ammiraglia. Esplode per malasorte nei depositi prodieri delle munizioni. Il torrione di comando scompare proiettato in alto a pezzi. È la fine per Bergamini e tutto il suo stato maggiore, con in testa l'ammiraglio Stanislao Caracciotti.
Una colonna di fumo si eleva per un migliaio di metri. Alle 16.12 la Roma si gira su un fianco, capovolgendosi. Si spezza in due tronconi e affonda. Si trascina per sempre in fondo al mare due ammiragli, 86 ufficiali e 1264 uomini di equipaggio. Una seconda bomba colpisce l'Italia. Esplode in mare e provoca una falla di 24x9. Ma la nave continua a navigare alla velocità di 24 nodi.
Con la scomparsa di Bergamini viene rimosso l'ostacolo più difficile da superare per convincere la Flotta a dirigersi verso Malta. Il comando viene assunto dall'ammiraglio più anziano, Romeo Oliva, il quale lascia indietro il Regolo, tre caccia (Mitragliere, Carabiniere e Fuciliere) e la torpediniera Pegaso per raccogliere i sopravvissuti della Roma (596 su 1948 a bordo) che poi verranno trasportati a Port Mahon, nelle Baleari. Resteranno internati per un anno.
Per l'ennesima volta gli Alleati, nel frattempo, respingono la richiesta di dislocare la Flotta italiana alla Maddalena. Le navi intanto proseguono nella rotta verso Minorca, il porto neutrale meta di Bergamini.
Alle 17.14 in lat. 7° Nord e long. 41° 10' Est, cioè ad un terzo della distanza tra l'Asinara e l'isola spagnola, sul diario dell'amm. Biancheri è segnato un altro bombardamento aereo senza danni per le navi. Supermarina tempesta Oliva di messaggi.
Finalmente alle 21 l'ordine di trasferirsi a Malta viene eseguito. Sono passate oltre 24 ore da quando era stato impartito. Le navi inalberano i pennelli neri.
Alle 8.38 del giorno 10 la Flotta italiana incontra quella britannica. Sfilarono controbordo la Valiant e la Warspite che innalzava le insegne dell'ammiraglio Cunningham. Le due corazzate erano vecchie conoscenze dei marinai italiani. Il « gregge » delle navi italiane aveva cambiato pastore. Sotto la sua nuova guida venne accompagnato all'ovile: a Malta. Tramontava una grande Marina.
(1921-2000), uscito dall'Accademia Navale col grado di guardiamarina, si imbarcò subito sulla Roma il 15 aprile 1943. Dopo l'affondamento fu recuperato in mare e sbarcò a Porto Mahon, nelle Baleari, dove venne internato fino al 1944. Negli anni Cinquanta fu inviato a San Francisco per frequentare un corso di specializzazione presso la U. S. Navy. Rientrato in Italia prestò servizio al ministero della Marina.
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Maggio 1943 - La corazzata Roma ormeggiata a La Spezia alla darsena Duca degli Abruzzi |
Un testimone
Arturo Catalano Gonzaga di Cirella
Abbandonai di corsa la poppa per raggiungere il mio "posto di combattimento". La corazzata Roma, in quel momento ancora in coda alle altre due corazzate, il Vittorio Veneto e l'Italia, stava ultimando la sua accostata verso nord. Non erano ancora suonate le quattro del pomeriggio di quel 9 settembre 1943, quell’ora in cui avrei dovuto sostituire un collega nel servizio di guardia di navigazione nel grande torrione corazzato di prora. Controllai l'ora del mio cronometro che segnava, lo ricordo benissimo, 11 minuti alle 16.00. Decisi di recarmi al mio "posto di combattimento" anziché in plancia per montare di guardia. Il mio "posto di combattimento" era alla "direzione del tiro autonomo" della torre trinata di medio calibro da 152 mm: la n.4, che si trovava a sinistra e a poppavia della nave. Furono poi proprio quegli unici 11 minuti a salvarmi la vita.
Entrato che fui nella torre n. 4, mi sistemai sul seggiolino del direttore del tiro, dopo aver accuratamente chiuso tutti i portelli corazzai i laterali, ch'erano rimasti inconsuetamente aperti. Lasciai aperto solo quello davanti a me, pur sempre rimanendo protetto dal suo vetro di grosso spessore. Brandeggiai subito la torretta della direzione del tiro verso il mare. Vedevo la corazzata Italia troppo ravvicinata a noi, ma in rotta di allontanamento. I suoi due fumaioli eruttavano dense fumate nerastre che creavano un forte contrasto con la prora, che aprendo un profondo solco nel mare sollevava due grandi bianchissime e spumeggianti onde. In quel momento uno strano brivido mi corse lungo tutta la schiena. Mormoravo tra me: "Credo che ci siamo!". Avevo ragione perché la corazzata Italia era stata ad un pelo dall'essere colpita in pieno da una bomba tedesca.
Per fortuna il tutto si era risolto con un'esplosione in mare a poppavia della nave, con il conseguente momentaneo bloccaggio dei timoni, che avevano causato quell'irragionevole dirottamento verso di noi. Ero conscio di non aver nulla da temere racchiuso, come stavo, nella mia piccola torre protetta da una corazza dello spessore di 150 mm d'acciaio. Questa era una mia, in quel momento, quanto mai ottimistica conclusione. Chiesi, attraverso il microfono che mi stava di fronte, al mio sottufficiale capo impianto, maresciallo Macchia, se il nostro personale fosse tutto presente ai propri posti di combattimento. "Mancano tutti i marinai artificieri del deposito munizioni!", fu la sua laconica e preoccupata risposta. Capo Macchia aveva pienamente ragione d'essere allarmato, perché in questa situazione non eravamo certo in grado di aprire il fuoco contro il nemico. I proiettili erano rimasti bloccati sulle norie ed i cannoni erano scarichi. Chissà mai dove si erano andati a rifugiare i miei artificieri del deposito munizioni n.4! Certo l'annunzio dell'armistizio doveva aver già profondamente devastato ogni concetto di responsabilità e di disciplina a bordo per arrivare a tal punto da rendere inutilizzabile l'intero mio impianto trinato! Non so quanti minuti fossero passati prima che un aereo isolato ci sorvolasse venendo nuovamente da poppa. L'aereo, lento nel suo volo, mi lasciò tutto il tempo per inquadrarlo con il mio binocolo e seguire la sua manovra. Ecco nuovamente un puntino rosso che si accendeva: pareva immobile nello spazio; poi la stessa scia di fumo che avevo visto prima, lunga e sottile, che screziava di bianco l'azzurro del cielo.
Gridai a diverse riprese nel microfono, che mi univa alla "centrale di tiro", d'aver sulla testa un aereo che aveva sganciato una bomba. Nessuno mi rispose! Ero pienamente cosciente che in quel momento i tedeschi stavano attaccando proprio dal nostro zenit, e che, in questo particolare caso, i miei cannoni da 152 mm non servivano a niente. Il mio impianto di tre cannoni, con un alzo di massima elevazione fino a 45°, non potevano intervenire contro dei bersagli che prevedevano un alzo compreso tra gli 80° ed i 90°. Questo compito era riservato invece ai nostri impianti antiaerei da 90 mm. Comunque la mia torre non poteva e non doveva aprire il fuoco, a meno che non si fosse verificato il caso di un contemporaneo attacco a pelo d'acqua di aerosiluranti.
In realtà in quel momento ero tormentato solo da un altro pensiero: erano i tedeschi ad attaccarci, i camerati che per tre lunghi anni avevano combattuto al nostro fianco contro gli inglesi!
Vidi solo il guidone di accostata che salì fino a riva sul pennone di sinistra dell'albero di maestra, ma la nave proseguì nella sua rotta. Eterno mi sembrò il tempo che la bomba impiegò nella caduta. Speravo di schivarla. A un tratto la scorsi nel campo millimetrato del mio binocolo; mi sembrò lunghissima. Scomparve alla mia visuale a dritta, dietro gli impianti antiaerei da 90 mm, quelli verso prora.
Improvvisamente una violentissima scossa fece sobbalzare tutta la nave, fino a scaraventarmi già dal mio sgabello, sbattendomi più volte contro le pareti d'acciaio della mia torretta. "Maledetti!", esclamai, mentre mi tastavo con le mani le costole. Trascorsero altri secondi; un forte vociare, ovattato dal vetro della mia torretta, mi giunse alle orecchie confondendosi con le voci che uscivano dall'altoparlante collegato con la "centrale di tiro". Passò ancora del tempo, poi sentii cadere dall'alto un qualche cosa che precipitò in coperta con un suono secco: mi sembrò che fosse l'intero gabbione dell'impianto del "Gufo", ch'era stato sistemato in testa al torrione un mese prima a Genova.
In realtà in quel momento ero tormentato solo da un altro pensiero: erano i tedeschi ad attaccarci, i camerati che per tre lunghi anni avevano combattuto al nostro fianco contro gli inglesi!
Vidi solo il guidone di accostata che salì fino a riva sul pennone di sinistra dell'albero di maestra, ma la nave proseguì nella sua rotta. Eterno mi sembrò il tempo che la bomba impiegò nella caduta. Speravo di schivarla. A un tratto la scorsi nel campo millimetrato del mio binocolo; mi sembrò lunghissima. Scomparve alla mia visuale a dritta, dietro gli impianti antiaerei da 90 mm, quelli verso prora.
Improvvisamente una violentissima scossa fece sobbalzare tutta la nave, fino a scaraventarmi già dal mio sgabello, sbattendomi più volte contro le pareti d'acciaio della mia torretta. "Maledetti!", esclamai, mentre mi tastavo con le mani le costole. Trascorsero altri secondi; un forte vociare, ovattato dal vetro della mia torretta, mi giunse alle orecchie confondendosi con le voci che uscivano dall'altoparlante collegato con la "centrale di tiro". Passò ancora del tempo, poi sentii cadere dall'alto un qualche cosa che precipitò in coperta con un suono secco: mi sembrò che fosse l'intero gabbione dell'impianto del "Gufo", ch'era stato sistemato in testa al torrione un mese prima a Genova.
Uno sconosciuto dall'altoparlante mi informava frettolosamente che le frigorifere 5 e 6 erano in fiamme. Lo sconosciuto chiuse prima che gli potessi chiedere maggiori delucidazioni: non capii perché tale comunicazione fosse stata fatta proprio a me, anziché agli organi competenti. Molta era la confusione che faceva crescere l'agitazione in quella fila di marinai che si andava sempre più sconclusionatamente accalcando davanti allo stretto ingresso della porta corazzata del torrione. La nave aveva iniziato a sbandare sul lato dritto. In un primo momento ritenni che l'inclinazione che aveva assunto lo scafo fosse dovuto all'accostata, ma poi mi resi conto che la nave proseguiva la sua rotta diminuendo rapidamente di velocità. Certamente avevamo ricevuto un colpo a bordo. Il nostro fuoco antiaereo era già cessato.
Le altre navi invece continuavano a sparare, i batuffoli neri degli scoppi costellavano il cielo. Si stava combattendo contro i nostri alleati tedeschi, non contro gli angloamericani. Com'eravamo potuti precipitare fino a questo punto? Eppure dovevamo comunque difenderci! Erano questi i pensieri che in quei minuti mi stavano tormentando. Poi rimisi nuovamente la bocca sul megafono per chiedere: "Capo Macchia, tutto bene?". "Bene", mi rispose vivacemente, ma con voce ancora tranquilla, il mio capo-impianto.
Girai lo sguardo verso il mare e vidi unicamente nave Italia che ad alta velocità si stava allontanando sempre più da noi. Brandeggiai allora la mia torretta della "direzione del tiro" verso prora per rendermi conto di dove la bomba ci avesse colpiti. Riuscii solo a vedere che i sei cannoni antiaerei di sinistra tacevano. A poppa, in coperta regnava il panico, con marinai impauriti che correvano disordinatamente e precipitosamente per cercare rifugio sotto lo scudo protettivo del grande impianto trinato di grosso calibro di poppa. Tra questi riconobbi, pallidissimo, mentre si stringeva al petto il rosso salvagente, il guardiamarina di complemento De Crescenzio. In alto, verso le ali della plancia comando, dal torrione un "pennoncino" s'era spezzato in due e pendeva oscillando tristemente nel vuoto. Non vedendo neanche un filo di fumo non riuscivo a capire dove fosse andata a scoppiare la bomba tedesca. La bomba in realtà aveva colpito la nave in un punto abbastanza lontano dalla mia posizione, precisamente oltre la metà della nave, sul lato dritto, infilandosi a poco più di un metro dalla murata di dritta della nave, all'altezza dei pezzi antiaerei da 90 mm n.9 e n. 11. Il contraccolpo dello schianto sullo scafo aveva abbattuto il gabbione del radiotelemetro ed il telemetro della "centrale del tiro" contraereo. In pratica la bomba era passata da una parte all'altra dello scafo, per esplodere infine sotto la carena sfondandola ed allagando di conseguenza le quattro caldaie poppiere e le stesse macchine di poppa. L'esplosione sotto lo scafo aveva anche bloccato due delle quattro eliche sistemate a poppa. Si era verificata un'immediata caduta di velocità della nave sotto i 16 nodi.
Contemporaneamente c'era stata anche una caduta di tensione elettrica per tutto il settore poppiero. Senza sufficiente corrente i timoni non rispondevano più regolarmente ai comandi del timoniere. L'allagamento delle caldaie e delle macchine di poppa aveva provocato il progressivo e rapido sbandamento della nave sul lato di dritta. Indubbiamente le vie d'acqua erano state favorite da una portelleria stagna non regolarmente chiusa. Per controbilanciare lo sbandamento della nave si tentò di allagare, o forse accadde automaticamente, alcune celle di compensazione sul lato sinistro dello scafo. Il risultato fu positivo perché l'inclinazione parve quasi fermarsi.
Ero tornato a scrutare il cielo in alto con il binocolo alla ricerca delle sagome degli aerei tedeschi. Non vedevo nulla, il cielo sembrava sgombro, forse l'attacco tedesco era finito. Nave Roma aveva incassato per la quinta volta una bomba senza esser colpita a morte. Sentivo ugualmente dentro di me quel senso di pericolo, fattosi ancor più assillante ed incombente di prima. Questo genere di sensazione trovava forse la sua ragione d'essere nel constatare un boato che si andava progressivamente espandendo dal centro nave. Ora d'improvviso nuove dense nubi bianche avevano iniziato ad uscire dal fumaiolo di poppa, come generate da un'immensa perdita di vapore dalle caldaie. Mi sembrò quindi palese che la nave fosse stata colpita piuttosto seriamente e la grande quantità d'acqua imbarcata stava mettendo in crisi il normale assetto di tutta l'unità. Il guidone d'accostata era rimasto inerte in alto sul pennone di sinistra, l'unico ancora sano. Intanto nave Roma, sempre inclinata su di un lato, quello di destra, aveva preso ad accostare lentamente anche verso dritta. Mi preoccupavo per la velocità sempre più ridotta.
D'improvviso, ad interrompere le mie affrettate osservazioni sulla situazione della mia nave furono i sei pezzi antiaerei da 90 mm di dritta. I cannoni antiaerei avevano aperto all'unisono un fuoco infernale, accompagnati dal crepitio delle grosse mitragliere sistemate sulla torre di grosso calibro n. 3 di poppa. Tutti intorno a me sparavano all'impazzata mentre andavo cercando affannosamente con il mio binocolo, in alto nel cielo, i bersagli di tanto accanimento della nostra artiglieria. Dentro di me si stava intanto ingigantendo la netta e violenta sensazione di pericolo, di un pericolo sempre più imminente. Inconsciamente mi raccomandai a Dio, perché mi sembrava di avere la morte alle spalle. Era una sensazione assai strana, quasi palpabile. D'un tratto, come per incanto, inquadrai finalmente nella retina graduata del mio binocolo un aereo bombardiere tedesco ed ancora una volta quel puntino rosso e quella lunga striscia nebulosa. Seguendo con il mio binocolo la striscia di fumo mi accorsi che sul davanti c'era un lungo cuneo metallico, di colore grigio scuro, adornato lateralmente da due alette. L'ordigno stava scendendo giù dal cielo verso di me! Era una cosa velocissima, preceduta questa volta da un sibilo ancor più lacerante che si impadroniva dei miei timpani.
Tutto continuava inesorabilmente a venire contro di me. La pelle mi si accapponò lungo tutta la schiena mentre seguivo la traiettoria della bomba con il fiato sospeso e con il cuore che batteva sempre più veloce, sempre più veloce. Ormai era vicinissima, ma la sua traiettoria sembrava ora meno diretta su di me. Sembrava destinata ad infilarsi più avanti, esattamente tra il torrione corazzato, vicinissimo al fumaiolo di prora, poco a ridosso dell'impianto gemello al mio, quello della torre n. 2 di medio calibro. L'ordigno arrivò finalmente alla sua meta con un tonfo leggero, quasi impercettibile.
Passò un'eternità o forse una manciata di secondi, avevo già perso ogni nozione del tempo: ci fu una violenta folata di aria bollente, non esplosione. Da essa nacque improvvisa, altissima e larghissima una fiammata gialla, poi quasi violacea, che s'involò verso il cielo, avvolgendo come in una gigantesca morsa il torrione ed il fumaiolo di prora. In quello stesso istante provai un dolore acuto ai timpani ed una sensazione di caldo torrido. L’aria sapeva di zolfo ardente ed entrandomi nei polmoni mi bruciava il respiro costringendomi a tossire nervosamente. Tra il violento bagliore delle esplosioni vedevo il torrione corazzato che si accartocciava su se stesso. Il fumaiolo di prora andava scomparendo nel nulla tra un denso fumo ora bianco, ora nero, ora grigio, che sembrava uscisse ululando dalle viscere della nave.
Una gigantesca ondata di vapore spingeva verso l'alto un’infinità di frammenti di ferro, di pezzi della nave, di pezzi di ogni cosa. Poi una seconda ondata di calore violentissimo mi raggiunse e mi avvolse all'improvviso mentre con gli occhi sbarrati continuavo a seguire quell'apocalittico inferno di fuoco e di vapore. Ora quell'inferno andava avanzando verso di me. "Incendio! Incendio!", si udiva confusamente gridare: la luce si spense. La sensazione di essere incolume mi diede una gioia spontanea, istintiva.
La seconda bomba aveva perforato la coperta dello scafo, come la prima, ma questa volta era esplosa nel deposito munizioni della torre n.2 di medio calibro di prora. L'esplosione aveva sfondato le attigue caldaie generando una gigantesca ondata di vapore che aveva facilmente innescato la deflagrazione del contiguo deposito munizioni della torre n. 2 di grosso calibro. La violenza della deflagrazione era stata così forte da proiettare di colpo a mare tutto l'intero complesso trinato n. 2 da 381 mm. Altre esplosioni erano seguite per i depositi munizioni della torre n. 2 di medio calibro sul lato sinistro della nave. Le conseguenze erano state gravissime perché in pochi istanti si erano allagate tutte le rimanenti macchine di prora. Il fuoco della deflagrazione avvolgeva completamente il torrione ed il fumaiolo di prora. Lo sbandamento della nave aveva ripreso in modo tanto rapido che ormai mi era difficile il mantenermi in equilibrio sul mio sgabello. Non riuscivo ancora a staccare gli occhi da quello spettacolo della grande torre corazzata diventata una immane torcia di fuoco, che mano a mano eruttava pezzi di lamiere tra nubi sempre più nere. Tanti marinai terrorizzati correvano da una parte all'altra, molti avevano i visi neri di fuliggine e camminavano a tentoni, benché vi fosse la luminosità del sole. Altri perdevano sangue da ferite invisibili, altri ancora uscivano da non so dove, con le vesti in preda alle fiamme agitando convulsamente le braccia. Alcuni tentavano di gettarsi in mare stringendo in un convulso abbraccio il salvagente. Tutti in realtà correvano come ciechi senza una meta.
Su tutto sovrastava un rombo sordo ed assillante, che riusciva quasi a fracassarti i timpani. Una miriade di piccole esplosioni si univa al sibilare degli spezzoni di lamiere, che volavano per ogni dove. Sciami di proiettili di mitragliere, provenienti dalle riservette degli impianti di prora raggiunti dall'onda di fuoco, vagavano in coperta con improvvisate traiettorie. Tutto questo andava falciando ed uccidendo impietosamente gli uomini che cercando un rifugio attraversavano la loro strada. Ebbi allora la prima netta sensazione che il Roma stesse morendo e che per i miei marinai e per me si stesse preparando solo una morte da topi, racchiusi com'eravamo nella torre d'acciaio dei nostri cannoni. Presi immediatamente la mia decisione afferrando con le due mani un megafono. Con voce alta e ferma dissi: "Tutto il personale della torre esca, ripeto esca e si metta in salvo, ripeto tutti devono uscire e mettersi in salvo!". Poi lentamente, come per dar tempo a tutti i miei marinai di uscire dal grande portellone della torre prima di me, mi feci strada anch'io verso l'aria aperta. Fui costretto ad affrontare delle vere acrobazie per mantenermi in equilibrio tra gli sgabelli e le varie attrezzature arrovesciate ed accatastate lungo il mio tragitto. Fortunatamente riuscii finalmente a guadagnare l'uscita e mi ritrovai in coperta a poppa. La mia torre, la n.4, era vuota, tutti i miei sedici marinai erano fuori e stavano indossando il salvagente.
Lo spettacolo che mi si presentò davanti mi lasciò come impietrito. Verso prora non si vedeva altro che una compatta cortina di fumo nero che si ergeva verso l'alto come un fungo immane gravitante su tutti noi, quasi fosse una nube di tempesta, tanto da oscurare completamente il nostro cielo. A poppa alcuni corpi giacevano a terra senza vita. Piccoli rivoli di sangue scorrendo verso dritta andavano colorando di rosso il legno della coperta. Altri, feriti e bruciati, stentavano a mantenersi in posizione eretta perché il piano di coperta sotto di loro si andava inclinando sempre di più. In ogni dove vedevo esseri umani urlanti, bruciati ed insanguinati, che vagavano disperatamente verso l'estrema poppa in cerca di scampo dall'onda di fuoco e di fumo che avanzava implacabile dietro le loro spalle. Molti tentavano di rifugiarsi sotto la catapulta dell'aereo a poppa estrema.
L'inclinazione che aveva assunto la catapulta poteva, da un momento all'altro, scaricare sul piano di coperta l'idrovolante di dotazione alla nave, che vi troneggiava sopra. Sull'impianto n. 3 di grosso calibro, quello di poppa, il sottotenente di vascello Franco Mattoli cercava, con l'aiuto di alcuni volenterosi, di gettare in mare i grossi zatteroni sistemati sulla torre. L'impresa non riusciva perché le grandi zattere di salvataggio erano saldamente ed imprevedibilmente legate e rizzate. Né Mattoli né alcuno dei suoi marinai possedeva un coltello per tagliare le funi, bisognava slegarle. Il primo zatterone venne finalmente sganciato e nella sua caduta finì di sfasciarsi sette metri più sotto in coperta tra le grida di un marinaio rimasto impigliato tra le rizze. Il secondo raggiunse la superficie del mare. Una turba di naufraghi terrorizzati prese d'assalto lo zatterone. Il grosso galleggiante si allontanò lentamente dalla nave verso poppa, reso quasi invisibile sotto il cumulo di corpi che lo gremiva. "Devo saltare in mare! Devo buttarmi!". Questo era il mio pensiero dominante. Che altro potevo fare? Ero privo del mio salvagente, l'avevo lasciato nel locale del corpo di guardia di poppa. Ebbi l'immediato impulso di andarlo a ricuperare, nonostante lamiere e proiettili continuassero pericolosamente a vagare nell'aria intorno a me. Si trattava di fare una corsa, che richiedeva al massimo una trentina di secondi. Dovevo farcela, perché un salvagente mi era indispensabile se finivo a mare. Vi riuscii ed illeso tornai in coperta con indosso il salvagente. Una vera fiumana di marinai continuava ad ammassarsi a poppa, l'unica zona della nave non ancora invasa dalle fiamme e dal fumo. I marinai continuavano tutti a gesticolare e ad urlare in preda ad un panico indescrivibile. Uno di essi venne verso di me, aveva il volto straziato dal fuoco e gli occhi immersi in uno strato di sangue. Chiedeva aiuto con una voce vagamente familiare. Lo riconobbi: era il guardiamarina Meneghini. Una scheggia di ferro l'aveva quasi scotennato. Vidi la nuca in parte privata della cute, che gli pendeva appesa ad una sottile striscia di pelle, ed una parte della scatola cranica messa a nudo, sporca di rosso coagulo. Provai a detergergli con il mio fazzoletto il sangue che gli copriva gli occhi, rincuorandolo e ripetendogli: "Buttati! Buttati in mare!".
Poi un altro ancora venne verso di me trascinandosi dietro un marinaio con un braccio quasi staccato dal corpo. Dal taglio della ferita usciva un fiotto di sangue così copioso da inondare di rosso la coperta sotto di lui. "Signore, signore vuole voi, vuole solo voi!", andava gridandomi l'accompagnatore. Lo riconobbi: era il furiere della mia segreteria, il marinaio Del Vecchio! Con il mio fazzoletto, ancora intriso del sangue di Meneghini, gli legai il braccio fracassato tentando alla meglio di impedire che il sangue continuasse a fuoriuscire. Con i residui pezzi della sua camicia cercai di coprire quelle carni straziate da cui s'intravedeva il biancore delle ossa. Il mio segretario, preso da un impulso di riconoscenza, tentò di abbracciarmi inondandomi di sangue.
Per un istante mi parve di perdere il controllo dei nervi perché il suo liquido rosso mi era entrato dal colletto della camicia e mi scendeva caldo lungo il petto. Poi, lentamente, con fatica gli indossai il mio salvagente. "Non muoverti senza di me, tieniti attaccato a me, capito? Non mi mollare mai!". Fu questa l'unica raccomandazione che gli diedi.
Tra tutta quella umanità impaurita che correva davanti a me cominciai ad individuare qualche volto noto. Riconobbi il tenente di vascello Megna, che mi stava passando vicino senza fermarsi e senza riconoscermi e che andava verso poppa proprio nel momento in cui l'idrovolante si andava schiantando in coperta per scivolare lentamente in mare. Il tenente di vascello Caputi era seduto immobile nei pressi della sua torre e scuoteva solo il capo come chi volesse riprendersi da uno stordimento: vidi solo il bianco dei suoi occhi che risaltavano nella fuliggine che gli copriva tutto il viso. Più lontano Franco Mattoli stava aiutando a scivolare a mare il sottotenente di vascello Vanni Vannicelli ed un guardiamarina dal volto straziato dal fuoco, forse Marcello Vacca Torelli, che mostravano le mani: povere mani con la pelle bruciata pendente a brandelli. La situazione stava decisamente precipitando. Il rimanere in equilibrio in coperta era ormai quasi impossibile. Un numero sempre più grande di feriti e di ustionati si raccoglieva a gruppi, raggomitolati disordinatamente sul legno sdrucciolevole della coperta in attesa di chissà quali aiuti e di chissà quali soccorsi! All'improvviso dalla cortina di fumo nero, che andava coprendo il tutto, apparve un nero fantasma. L'ombra nera aveva una divisa blu con tre galloni d'oro sulle maniche: era il tenente di vascello Agostino Incisa della Rocchetta. La pelle delle sue mani pendeva giù come se fossero lunghi guanti, il volto era tumefatto, i capelli, le ciglia, le orecchie, tutto era stato dilaniato dal calore dell'esplosione e dal vapore bollente.
Incisa era però vivo e capace ugualmente di gridare: "Buttatevi a mare! Buttatevi a mare! La nave sta per capovolgersi, buttatevi!". Era un ordine, ma sembrava un rantolo. Incisa aveva ragione perché il trincarino a poppa sul lato dritto sciabordava già sotto l'acqua di mare. Strano, ma in quel momento mi venne in mente la frase che un giorno mi disse mio padre: "Quando il trincarino di una nave va sott'acqua la nave è spacciata!".
Anch’io unii la mia voce a quella di Incisa e ripetei gridando più volte: "Buttatevi a mare!". Il maggiore medico D'Antonio, fermo sul trincarino di poppa con i piedi nell'acqua, sembrava del tutto incolume: con lo sguardo fisso nel vuoto, teneva stretto al petto il suo rosso salvagente come per tema che glielo strappassero via.
Chiamai a raccolta intorno a me i marinai della mia torre ed ordinai loro: "Buttatevi a poppa estrema! Buttatevi a poppa estrema!". Sedici, tutti, mi seguirono ordinatamente lì mio furiere si era agguantato alla mia vita con l'unico braccio sano.
Scivolai lentamente con lui in mare proprio all'estremità della poppa, che già si trovava a pelo d'acqua. Quanta gente in mare! Quanta gente senza salvagente! Quanta gente s'intravedeva nelle acque limpide, che andavano affondando nell'abisso blu racchiusi in quelle divise bianche da marinaio, che mano a mano diventavano solo puntini bianchi sempre più piccoli! Il mio segretario, tenuto a galla dal mio salvagente, si agguantava alla mia spalla, mentre nuotavo vigorosamente sul dorso per allontanarmi il più possibile dallo scafo della corazzata. L'acqua era tiepida ed il mare quasi calmo. Ero completamente vestito ed i miei abiti stavano impregnandosi d'acqua tanto da rendermi sempre più difficile il muovermi ed il mantenermi a galla. Mi fermai ed approfittando del precario sostegno del salvagente di Del Vecchio, mi tolsi prima le scarpe, poi i pantaloni, il maglione, la camicia ed i calzini. Rimasi in mutande, con la sola cintura alla vita che serviva a trattenere il portafoglio infilato dentro. Ripresi così a nuotare vigorosamente, mentre il mio segretario faceva del suo meglio per aiutarmi vogando con le sue grosse gambe.
Eravamo riusciti a staccarci quasi un centinaio di metri dalla carcassa di nave Roma, anche grazie al suo abbrivo. Guardai il mio cronometro al polso sinistro: le lancette si erano fermate e segnavano le ore 16, 9 minuti e 22 secondi. Mi venne da pensare che, se prima avessi tralasciato quella manciata di minuti che mancavano alle ore 16, sarei stato di guardia in plancia: trovandomi nel torrione, a quell'ora avrei dovuto essere già morto, bruciato vivo.
Intorno a me il mare era cosparso di superstiti che cercavano di galleggiare. Lontano vedevo delle zattere di salvataggio semiaffondate, gremite fino all'inverosimile di uomini vocianti e gesticolanti. Mi sembrò che degli uomini, per sopravvivere, lottassero tra di loro nel tentativo di trovare posto stille zattere. I sopravvenuti venivano allontanati dai primi arrivati che, per non affondare, li colpivano alla cieca con le pagaie sulle teste, sulle braccia e sulle mani.
Intorno alle zattere di salvataggio molti corpi continuavano a scomparire sott'acqua. Più vicino c'era invece una branda chiusa ed ancora arrotolata che fungeva da salvagente a due vecchi tenenti, Orefice e Fidone. Alla mia destra, non molto lontano, nuotava lentamente il tenente di vascello Incisa della Rocchetta; nonostante fosse coperto di piaghe sul volto e con le mani arse dal fuoco e senza più la pelle, si destreggiava ancora bene nel mantenersi a galla senza salvagente.
Fu in quell'istante che ebbi la visione chiara dello sfacelo ch'era sulla mia nave, il Roma. Il torrione, il corazzato torrione, era penosamente inclinato sulla dritta, ovunque un ammasso di rottami e ferraglie. Dai resti del fumaiolo prodiero, spezzato a metà, si elevava ancora un'oziosa voluta di fumo denso e nero. Sul castello di prora non c'era più nessuno. In coperta a poppa, invece, si scorgevano ancora macchie bianche o rosse muoversi o ristare: improvvisi piccoli ciuffi d'acqua sotto bordo indicavano che v'era ancora chi si tuffava dallo scafo in mare.
Poi un'onda più alta delle altre mi occultò la visione della nave.
Quando l'onda mi abbandonò vidi che si stava compiendo l'ultimo atto della tragedia di nave Roma. All'improvviso lo scafo ruotò completamente su se stesso, mentre un centinaio di esseri umani, cercando disperatamente di risalire sulla chiglia emersa dal mare, ricadevano all'indietro scivolando sott'acqua. Vidi, in tutta la sua lunghezza, la lignea coperta di poppa ormai sgombra di puntini bianchi e rossi. Poi, con un potente schiaffo sull'acqua, le eliche, quattro, immobili brillarono al sole pomeridiano. I timoni si profilarono neri tra le eliche contro il cielo. Una gigantesca spaccatura divise in quel momento la nave in due, come se fosse intervenuta una gigantesca scure a decapitarla proprio al centro.
Passarono pochi attimi prima che la nave finisse per capovolgersi completamente spezzandosi definitivamente in due grandi tronconi. La poppa sprofondò lenta, scivolando avanti, con un gorgoglio sommesso. La prora invece si erse verso il cielo, quasi a sfidare ancora il nemico. Vidi la prora per qualche istante, immobile, tanto che ebbi modo di vederne distintamente il bulbo, il "clump". Poi verticalmente, come se fosse stata attratta da una forza titanica, la prora della nostra nave tentò di innalzarsi ancora più imponente verso il cielo. Cercava di darci così il suo estremo saluto prima di scomparire per sempre negli abissi del mare.
La massa d'acciaio fu infine inghiottita dalle acque risucchiando negli abissi quel centinaio di uomini che ancora si dibattevano tra le eliche ed i timoni. Un grido mi uscì dal petto: "Viva il Roma! Viva il Roma!". Era un grande grido, che trovò nella voce di tanti altri superstiti come un'eco, che si andava ripetendo dieci, cento volte ancora. Dalla prora, che era scomparsa, nacque una grande ondata che ci venne incontro alta e spumeggiante, sommergendoci tutti al suo passaggio. Del Vecchio ed io finimmo per una decina di secondi sott'acqua, da cui a fatica riemergemmo poi tossendo. L'orizzonte era sgombro, il mare era tornato calmo.
La regia corazzata Roma era scomparsa portando con sé nella sua tomba tanti e tanti dei nostri marinai!
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Un testimone
Agostino Incisa della Rocchetta
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Un testimone
Agostino Incisa della Rocchetta
(2 May 1912 - 24 Apr 1992) Tenente di Vascello, imbarcato sulla Roma come ufficiale dello Stato Maggiore della Marina.
E adesso vorrei raccontare come ho visto io le cose. Perché adesso, non prima e non dopo? Perché ho cercato di seguire un certo filo logico nella successione delle narrazioni: prima tutti quelli che erano addetti alle stazioni di direzione del tiro o alle armi; che erano allo scoperto, che hanno visto in faccia il nemico e fra questi mi ci sono messo anch'io, perché ero DT dei 90 di sinistra e anch'io ho visto chi ci colpiva. Mi sono messo penultimo, non ultimo, come forse la modestia avrebbe consigliato, perché desidero che l'ultimo racconto di coloro che erano allo scoperto sia quello di un marinaio che ha vissuto l'avventura più incredibile e straordinaria. Dopo farò seguire le narrazioni di coloro che erano addetti ai servizi di sicurezza, alle centrali elettriche, che erano a ridosso nella torre n. 3 g.c., perché non hanno visto ma solo sentito gli effetti delle bombe (non per questo hanno sofferto meno, intendiamoci).
E adesso vorrei raccontare come ho visto io le cose. Perché adesso, non prima e non dopo? Perché ho cercato di seguire un certo filo logico nella successione delle narrazioni: prima tutti quelli che erano addetti alle stazioni di direzione del tiro o alle armi; che erano allo scoperto, che hanno visto in faccia il nemico e fra questi mi ci sono messo anch'io, perché ero DT dei 90 di sinistra e anch'io ho visto chi ci colpiva. Mi sono messo penultimo, non ultimo, come forse la modestia avrebbe consigliato, perché desidero che l'ultimo racconto di coloro che erano allo scoperto sia quello di un marinaio che ha vissuto l'avventura più incredibile e straordinaria. Dopo farò seguire le narrazioni di coloro che erano addetti ai servizi di sicurezza, alle centrali elettriche, che erano a ridosso nella torre n. 3 g.c., perché non hanno visto ma solo sentito gli effetti delle bombe (non per questo hanno sofferto meno, intendiamoci).
Ho fatto una sola eccezione: nel primo gruppo ho messo il marò Piccardo, perché egli era legato alle armi, nel senso che era rifornitore nel deposito munizioni da 90 mm, non solo, ma perché si è trovato proprio nel deposito dei complessi n. 9 e n. 11, attraverso il quale è passata la prima bomba e si è salvato per non so quale miracolo.
Dalle 12 alle 16 io ero franco, cioè non ero di guardia: al mio posto nella torretta di direzione del tiro c.a. di sinistra c'era il T.V. Natale Contestabile. Io ero insieme al 1° DT, C.C. Luigi Giugni, nella "segreteria tecnica artiglieria", un locale semicircolare, addossato al torrione, subito sotto la plancia comando. Vi si conservavano tutti i disegni particolareggiati delle armi e serviva a coloro che avevano in cura l'efficienza dell'armamento della nave: in primo luogo gli ufficiali delle Armi Navali e poi i direttori del tiro. C'erano tavoli da disegno, sgabelli e sedie; si poteva riposare abbastanza bene, riparati dal sole, dalla pioggia e dal vento, ma si era anche vicinissimi al proprio posto di combattimento.
Ad un tratto udii una voce: "Aereo a dritta!". Mi diressi immediatamente verso l'uscita del locale e vidi, su un sito di almeno 80°, un bimotore tedesco. Subito dopo dalla carlinga si staccò una luce rossa e la voce di prima gridò: "Ha fatto il segnale di riconoscimento".
Apparentemente chi aveva detto ciò aveva ragione perché sembrava si trattasse proprio di uno di quei bengala che usavano gli aerei tedeschi per farsi riconoscere dalle navi: generalmente si dividevano in 3 o 4 stelle di diversi colori, secondo una sequenza concordata tra i comandi aerei tedeschi e i comandi navali italiani. Ma questa volta il bengala non si divise, venne giù dritto filato, lasciando una scia azzurrognola. Pochi istanti dopo vidi una colonna d'acqua a un centinaio di metri dalla Roma.
Solo dopo una manifestazione di ostilità così palese da parte dei tedeschi, sulla Roma fu dato il segnale di "allarme aereo" e cosi Medanich, il DT dei 90 di dritta, poté aprire il fuoco contro il secondo aereo che si avvicinava (attaccavano uno per volta). Egli bolliva da un pezzo per l'impazienza, perché aveva gli aerei in punteria da molto tempo. Io, intanto, ero salito in plancia e, invece di passare dietro il torrione (la plancia circondava il torrione; nella parte posteriore era scoperta, nella parte anteriore era protetta da una serie di finestrini) passai dalla parte anteriore; probabilmente volevo vedere qualcuno del comando per avere qualche direttiva. Vidi nella plancia coperta il comandante Del Cima che scrutava il cielo col binocolo e notai che la porta corazzata anteriore del torrione era aperta. Egli non mi disse nulla ed io corsi alla mia torretta, da cui usci Contestabile ed io mi misi al suo posto. Fare ciò era agevole, perché il cielo della torretta era a livello del paragambe della plancia; bastava scavalcare questo e si era sulla torretta. Il posto del DT era, appunto, in una apertura del cielo di questa. Si sporgeva a mezzo busto dal piano superiore ma si aveva davanti una sorta di parabrezza con due finestre protette da cristalli; davanti al parabrezza, un mirino circolare con croce inserita, tipo mitragliera e, protetto dal parabrezza, un binocolo a forte ingrandimento. Questo si puntava in elevazione mediante una maniglia, mentre in brandeggio il DT doveva puntarlo comandando con una manopola il motore che brandeggiava tutta la torretta. In tal modo si portava in punteria l'A.P.G. ed il telemetro. Il posto di osservazione del DT si poteva chiudere, in caso di maltempo, con un piccolo mantice di tela. Nella torretta, c'erano 2 puntatori dell'A.P.G., un telemetrista, un addetto alla centralina che elaborava i dati, per trasformarli in "alzo" e "cursore" e graduazione per il tempo di scoppio della spoletta, un addetto a tre incarichi: alle correzioni ordinate dal DT per allungare od accorciare il tiro, al quadro dei lampadini che davano il "pronti" dei pezzi, nonché al pulsante che provocava il fuoco simultaneo dei 6 cannoni.
Dalle 12 alle 16 io ero franco, cioè non ero di guardia: al mio posto nella torretta di direzione del tiro c.a. di sinistra c'era il T.V. Natale Contestabile. Io ero insieme al 1° DT, C.C. Luigi Giugni, nella "segreteria tecnica artiglieria", un locale semicircolare, addossato al torrione, subito sotto la plancia comando. Vi si conservavano tutti i disegni particolareggiati delle armi e serviva a coloro che avevano in cura l'efficienza dell'armamento della nave: in primo luogo gli ufficiali delle Armi Navali e poi i direttori del tiro. C'erano tavoli da disegno, sgabelli e sedie; si poteva riposare abbastanza bene, riparati dal sole, dalla pioggia e dal vento, ma si era anche vicinissimi al proprio posto di combattimento.
Ad un tratto udii una voce: "Aereo a dritta!". Mi diressi immediatamente verso l'uscita del locale e vidi, su un sito di almeno 80°, un bimotore tedesco. Subito dopo dalla carlinga si staccò una luce rossa e la voce di prima gridò: "Ha fatto il segnale di riconoscimento".
Apparentemente chi aveva detto ciò aveva ragione perché sembrava si trattasse proprio di uno di quei bengala che usavano gli aerei tedeschi per farsi riconoscere dalle navi: generalmente si dividevano in 3 o 4 stelle di diversi colori, secondo una sequenza concordata tra i comandi aerei tedeschi e i comandi navali italiani. Ma questa volta il bengala non si divise, venne giù dritto filato, lasciando una scia azzurrognola. Pochi istanti dopo vidi una colonna d'acqua a un centinaio di metri dalla Roma.
Solo dopo una manifestazione di ostilità così palese da parte dei tedeschi, sulla Roma fu dato il segnale di "allarme aereo" e cosi Medanich, il DT dei 90 di dritta, poté aprire il fuoco contro il secondo aereo che si avvicinava (attaccavano uno per volta). Egli bolliva da un pezzo per l'impazienza, perché aveva gli aerei in punteria da molto tempo. Io, intanto, ero salito in plancia e, invece di passare dietro il torrione (la plancia circondava il torrione; nella parte posteriore era scoperta, nella parte anteriore era protetta da una serie di finestrini) passai dalla parte anteriore; probabilmente volevo vedere qualcuno del comando per avere qualche direttiva. Vidi nella plancia coperta il comandante Del Cima che scrutava il cielo col binocolo e notai che la porta corazzata anteriore del torrione era aperta. Egli non mi disse nulla ed io corsi alla mia torretta, da cui usci Contestabile ed io mi misi al suo posto. Fare ciò era agevole, perché il cielo della torretta era a livello del paragambe della plancia; bastava scavalcare questo e si era sulla torretta. Il posto del DT era, appunto, in una apertura del cielo di questa. Si sporgeva a mezzo busto dal piano superiore ma si aveva davanti una sorta di parabrezza con due finestre protette da cristalli; davanti al parabrezza, un mirino circolare con croce inserita, tipo mitragliera e, protetto dal parabrezza, un binocolo a forte ingrandimento. Questo si puntava in elevazione mediante una maniglia, mentre in brandeggio il DT doveva puntarlo comandando con una manopola il motore che brandeggiava tutta la torretta. In tal modo si portava in punteria l'A.P.G. ed il telemetro. Il posto di osservazione del DT si poteva chiudere, in caso di maltempo, con un piccolo mantice di tela. Nella torretta, c'erano 2 puntatori dell'A.P.G., un telemetrista, un addetto alla centralina che elaborava i dati, per trasformarli in "alzo" e "cursore" e graduazione per il tempo di scoppio della spoletta, un addetto a tre incarichi: alle correzioni ordinate dal DT per allungare od accorciare il tiro, al quadro dei lampadini che davano il "pronti" dei pezzi, nonché al pulsante che provocava il fuoco simultaneo dei 6 cannoni.
Io con i miei pezzi di sinistra sparavo solo agli aerei in allontanamento; magra soddisfazione, perché era un tiro punitivo, non preventivo, che è quello essenziale per la sicurezza della nave.
L'impatto della prima bomba non fu rilevato che scarsamente da me, perché non avvertii le oscillazioni della nave, preso come ero dal tiro dei miei cannoni. Però mancò la corrente per qualche istante e vidi con viva preoccupazione il gabbione del radiotelemetro che, staccatosi dal suo supporto in conseguenza della concussione della bomba, era andato ad infilarsi sulla canna del mio complesso n. 1, immobilizzandolo; mentre stavo per dare ordine all'armamento del complesso di uscire dalla torretta e gettare a mare il gabbione fui avvertito di un altro aereo che veniva da dritta. Lo scorsi esattamente allo zenit, sulle nostre teste. Brandeggiai la torretta ma non potei mettere l'aereo nel campo del binocolo solidale con essa, perché la sua massima elevazione non arrivava allo zenit.
Perciò seguivo l'aereo col mio binocolo a mano: non veniva mai in campo del binocolo solidale alla torretta perché mentre volava da dritta a sinistra, la nave, che era sotto forte accostata a sinistra, aveva un moto di rotazione che rendeva pari a zero il moto relativo nave-aereo, cioè questo rimaneva sempre sulla nostra verticale e fuori campo dell'A.P.G. e dei cannoni. Era un incubo, come in certi sogni in cui qualcuno ci assale per ucciderci e noi ci sentiamo come paralizzati, incapaci a muoverci. Passò qualche secondo; non so se vidi il fuoco rosso staccarsi dall'aereo, ma ricordo, come fosse ora, un enorme barile nero che piombò giù passando a non più di un metro dalla torretta. Si udì un tonfo sordo e la corrente in torretta andò via. Io diedi ordine di passare nella SDT di poppa, cioè quella notturna che si trovava subito a poppavia della torretta, ma un po' più in basso e saltai dalla torretta sul piano della plancia. Qui trovai Contestabile che mi chiese: "Che sta succedendo?", risposi: "È semplice, è caduta una bomba e adesso da qua sotto sta uscendo vapore e fumo nero". Una densa nuvola di vapore misto a fumo usciva da un punto situato tra il torrione e la torre di prora a sinistra da 152. Avevo appena finito di parlare, quando dalle viscere della nave si sprigionò un soffio di potenza spaventosa, l'atmosfera divenne tutta di un giallo intenso e una vampa di irresistibile calore mi avvolse.
Penso che la nave si sia sollevata improvvisamente e poi sia ricaduta di schianto, perché mi trovai disteso sul piano della plancia, con le braccia protese in avanti. Vedevo la pelle delle mani contrarsi, aggricciare e prendere quel colore bruno della carne arrostita; sentivo tutta la pelle della faccia contrarsi dagli zigomi, dalla fronte, dalle guance, dal mento, come se una grande mano di fuoco la volesse raccogliere nel pugno, in corrispondenza della bocca.
Esiste a Roma un museo etnologico, il museo Pigorini, derivato dal museo kircheriano, fondato dal padre gesuita Kircher, nel quale sono conservati degli strani trofei degli indios Mundrukos (Brasile), Jivaros e Ochuali (Ecuador). Sono teste di nemici di queste tribù, disossate e ridotte alla grandezza di un pugno; hanno la bocca cucita con una lunga frangia di fili colorati, perché non possano profferire maledizioni all'indirizzo di chi le ha ridotte in tal modo. Mi sembrava che la mia testa fosse diventata come quelle del museo: una sensazione terribile.
Bisogna notare che non sono stato investito direttamente dalle fiamme ma cotto dal riverbero: ero a 3 o 4 metri dalla vampa. Fu questione di 4 o 5 secondi ma mi ha procurato un'impressione così profonda che non si è più cancellata dalla mia memoria. Sono passati più di trent'anni da quella vampata, ho lasciato la Marina, la vita civile con le sue esigenze mi ha assorbito completamente ed io ho gettato dietro le spalle il passato, mi sono interessato del presente e, soprattutto dell'avvenire. Raramente mi veniva di tornare col pensiero alla tragedia della Roma; per anni ci siamo rivisti, rincontrati con Megna, Scotto, Vannicelli Casoni, Vacca Torelli e altri amici che avevano vissuto le stesse vicissitudini, ma mai abbiamo commentato insieme quei tragici momenti: era acqua passata, volevamo guardare avanti a noi non alle nostre spalle. Eppure mi capitò di rivivere come in sogno il terribile rogo. Fu al cinema: davano un film nel complesso abbastanza irritante e sciocco chiamato La scala al paradiso. Si vedevano nell'immensa cavea di un fantastico teatro greco (il paradiso) arrivare continuamente uomini e donne in divisa, che andavano ordinatamente ad occupare il posto loro assegnato. Era un paradiso esclusivista perché vi erano ammessi solo inglesi e americani (o forse c'erano anche i russi? Non ricordo). Italiani, tedeschi o giapponesi non se ne vedevano, forse erano tutti all'inferno... Ma oltre a questa rappresentazione piuttosto oleografica del paradiso, c'era la visione di un bombardiere britannico in fiamme e questa era una scena di un verismo cosi profondo, con gli uomini che si contorcevano nella carlinga, divenuta un forno ardente, che mi è sembrato di rivivere in pieno quel lontano 9 settembre del 1943. Proprio di riviverlo io di persona: qualcosa di sconvolgente.
Non ho mai più provato nulla di simile e solo ora, consultando i documenti sulla tragedia della Roma, sono riandato con la mente a mille particolari dimenticati.
La vampata durò pochi secondi e in quel brevissimo tempo condannò a morte la nostra più moderna nave da battaglia, ma nel dramma vi fu una fortuna: si trattò di una deflagrazione e non di una esplosione e questo fu dovuto ad una qualità del nostro munizionamento "di lancio": la progressività.
Si chiamano cariche di lancio quelle munizioni che si introducono nel cannone per lanciare fuori il proietto. Esse debbono avere una combustione piuttosto lenta e graduale. L'esplosivo usato era la cordite, un derivato della nitroglicerina, confezionato in bacchette cave simili a maccheroni di colore bruno. All'aria aperta bruciavano poco più rapidamente di un bastone di ceralacca. Una volta ne vidi bruciare un certo quantitativo in un prato a Buffoluto, presso Taranto, ove erano sistemate le polveriere della Marina. La cordite è stabile e sicura per un certo numero di anni, dopo diventa instabile e pericolosa. Per questo, periodicamente, il munizionamento di bordo andava rinnovato e quello sbarcato veniva distrutto col fuoco. Ricordo che in quel prato avevano fatto una lunga striscia di bacchette di cordite, alta all'incirca un palmo e poi avevano dato fuoco ad una estremità della striscia: la cordite bruciò con una fiamma intensamente gialla ma per distruggere tutta la striscia, lunga una quindicina di metri, ci vollero un paio di minuti.
Dunque il nostro munizionamento di lancio era stabile, contrariamente a quello britannico. Le cariche di lancio di 2 torri da 152 e di 1, forse 2 torri da 381, presero fuoco tutte insieme; diverse tonnellate di cordite, si badi, che produssero un soffio potentissimo, un'immensa fiammata, però non detonarono. L'esplosivo contenuto nei proietti non fu coinvolto, perché allora la nave sarebbe stata polverizzata. Nei proietti si usava il tritolo (trinitrotoluene: toluolo, idrocarburo aromatico al quale vengono sostituiti 3 atomi di idrogeno con gruppi nitrici), che può essere fuso e quando si solidifica può essere impunemente preso a martellate, segato, fresato, maltrattato in tutti i modi. Ma se nella sua massa si introduce un cilindretto di tritolo compresso e questo lo si innesca, poniamo, con una pastiglia di tetrazoturo d'argento che, colpita da un qualsiasi percussore a spillo, prende subito fuoco, il cilindretto di tritolo detona e fa detonare tutta la massa di tritolo fuso: si ha, cioè, una combustione istantanea con enorme aumento di volume e sviluppo di calore.
Insomma il tritolo detona, la cordite deflagra, almeno quella nostra. Per quella britannica era un altro affare e non da ieri. Già alla battaglia dello Jutland nella Prima guerra mondiale, 2 incrociatori da battaglia britannici furono letteralmente polverizzati dalle salve nemiche; uno di essi sparì tanto rapidamente, che quello che lo seguiva in formazione passò nelle sue acque senza urtare relitti e di tutto l'equipaggio si salvò solo un guardiamarina. Nella Seconda guerra mondiale, l'incrociatore da battaglia britannico Hood si disintegrò alla terza salva della corazzata tedesca Bismarck, mentre nel Mediterraneo la corazzata britannica Barham esplose per una coppiola di siluri di un sommergibile tedesco e sparì in una grande nuvola nera.
I depositi della Roma dunque deflagrarono e permisero che 1/3 dell'equipaggio si salvasse.
Però il trauma, per me, era stato cosi forte ed ero cosi certo che le ustioni contratte non permettessero in alcun modo la mia sopravvivenza (ero, in altre parole, cosi sicuro di dover morire) che, essendo allora come adesso cattolico convinto, feci un'ottima preparazione alla morte e mi misi ad aspettare con calma e con straordinaria serenità il momento del trapasso. Anzi ero molto curioso di vedere cosa c'era al di là, ma senza timore, con fiducia.
Da allora ho sempre rimpianto quella ottima preparazione alla morte, nel timore che essa possa non ripetersi, che io non ne abbia il tempo o la disposizione spirituale. Sinceramente la considero un 'occasione d'oro perduta.
I minuti passavano e non succedeva niente. Allora mi guardai intorno: non c'era anima viva. Contestabile era sparito, dal torrione non usciva nessuno. La porta corazzata era chiusa con un motorino elettrico. C'era, è vero, la possibilità della apertura a mano con una leva a cricco ma io non avevo certo la forza di manovrarla e poi credo che si trovasse solo all'interno del torrione.
Mi alzai in piedi e mi venne la curiosità di affacciarmi sulla sinistra, dove era caduta la bomba e appoggiai le mani al paragambe: era rovente; la vernice delle sovrastrutture si sollevava in bolle e bruciava crepitando con un fumo acre. Cosi mi ustionai le mani anche di sotto e la pelle si staccò dalle palme e rimase pendente come un paio di guanti (analogamente accadde a Vacca Torelli). Il gran fumo mi impedì di vedere alcunché e non mi accorsi che la parte girevole della torre n. 2 g.c. non c'era più.
Pensando ancora di dover morire, procurai di cercare un posto dove morire respirando meglio e salii la scaletta posteriore al torrione fino alla plancia ammiraglio; istruito dalla bruciatura delle palme contro il paragambe, mi sostenevo ai passamano della scaletta con le braccia flesse, cosi che i passamano scorressero a contatto dell'interno delle braccia, protette dalle maniche della giacca di panno. In plancia ammiraglio l'atmosfera era respirabile, ma i minuti passavano ed io non morivo: dovetti ammettere che il trapasso era rimandato ad un'altra volta. Non vidi nessuno neppure li; il torrione era chiuso e c'era un gran silenzio. Sapevo che oltre a diversi ufficiali che stimavo e conoscevo bene, doveva trovarsi all'interno l'ammiraglio Bergamini, uomo carico di umanità e amato da tutti, e con lui il contrammiraglio Stanislao Caraciotti, figura morale che non trovava riscontro, amico da molti anni della mia famiglia. Purtroppo mi mancavano le forze per tentare qualcosa per soccorrerli.
Ridiscesi tutte le scalette e sotto la stazione segnali vidi, impigliato nei gradini, a testa in giù, il corpo carbonizzato di un segnalatore.
Arrivato sul castello a dritta, un gruppo di persone, che mi sembra fossero un sottufficiale e 2 graduati, mi indicarono il foro della prima bomba; proseguii verso poppa, passando carponi sotto il motoscafo che era caduto di traverso sul castello, sbalzato dalle sue selle sistemate sulla tuga; scesi le scale che davano accesso alla poppa e mi trovai in mezzo ad un gruppo di persone, tutte munite di salvagenti e indenni, che vagavano senza una meta precisa. Dissi a chi mi poteva sentire e in particolare agli ufficiali, di non gettarsi a mare, di attendere perché la nave, sebbene fortemente sbandata, sembrava ancora capace di galleggiare. Poi risalii la scala di sinistra che portava sul castello, cercando un salvagente. Alla porta posteriore della torre da 152 li vicino, si affacciò un marinaio e mi diede un salvagente. A Mahòn feci ricerche per sapere chi fosse stato, ma non riuscii ad appurare nulla. Io penso proprio che sia stato un angelo... lo penso veramente, perché senza quel salvagente non sarei stato in condizione di tenermi a galla. Forse è stato quell'unico componente della torre che non si è mai più ritrovato.
Vidi il G.M. Scotto, privo di sensi, disteso a pochi metri dalla torre. Dissi al G.M. Meneghini, che passava di lì, di raccoglierlo e prenderne cura, cosa che egli fece.
Ritornato a poppa, vidi che ormai la nave sbandava sempre più e che l'acqua lambiva il trincarino. Diedi l'ordine di abbandonare la nave essendomi reso conto che ero l'ufficiale di vascello più anziano rimasto in vita. Però molti non mi riconoscevano perché avevo la faccia nera e i baffi bruciati; mi riconobbe il Ten. del C.R.E.M. Negrozzi che mi legò il salvagente, dopo che io mi ero tolto la giacca, il binocolo e la pistola, avevo posato il tutto con cura su un fungo di ventilazione e avevo disposto le scarpe ben allineate alla base del fungo stesso. Casi analoghi di strana pignoleria in tragiche circostanze si trovano nel comportamento del S.T.V. Vannicelli Casoni e del Ten. G.N. Staccoli Castracane. Mi dispiaceva lasciare la pistola, perché non era d'ordinanza: era una Smith & Wesson a tamburo, cromata, che portavo in una fondina appesa alla spalla sinistra, sotto la giacca, all'altezza del gomito, come i gangsters e i poliziotti americani. Rimasi con indosso, oltre ai calzoni, il maglione dell'Accademia Navale, quello bleu con le ancore rosse incrociate, sormontate dalla corona reale, sul braccio sinistro.
Vidi il G.M. Scotto, privo di sensi, disteso a pochi metri dalla torre. Dissi al G.M. Meneghini, che passava di lì, di raccoglierlo e prenderne cura, cosa che egli fece.
Ritornato a poppa, vidi che ormai la nave sbandava sempre più e che l'acqua lambiva il trincarino. Diedi l'ordine di abbandonare la nave essendomi reso conto che ero l'ufficiale di vascello più anziano rimasto in vita. Però molti non mi riconoscevano perché avevo la faccia nera e i baffi bruciati; mi riconobbe il Ten. del C.R.E.M. Negrozzi che mi legò il salvagente, dopo che io mi ero tolto la giacca, il binocolo e la pistola, avevo posato il tutto con cura su un fungo di ventilazione e avevo disposto le scarpe ben allineate alla base del fungo stesso. Casi analoghi di strana pignoleria in tragiche circostanze si trovano nel comportamento del S.T.V. Vannicelli Casoni e del Ten. G.N. Staccoli Castracane. Mi dispiaceva lasciare la pistola, perché non era d'ordinanza: era una Smith & Wesson a tamburo, cromata, che portavo in una fondina appesa alla spalla sinistra, sotto la giacca, all'altezza del gomito, come i gangsters e i poliziotti americani. Rimasi con indosso, oltre ai calzoni, il maglione dell'Accademia Navale, quello bleu con le ancore rosse incrociate, sormontate dalla corona reale, sul braccio sinistro.
Intanto qualche ufficiale, diversi sottufficiali e marinai provvedevano a gettare in mare i salvagente Carley che stavano sul cielo delle torri di poppa; penso che quelli della torre n. 3 g.c. si danneggiarono perché furono gettati giù senza troppi riguardi e rimbalzarono in coperta.
A questo punto scavalcai la battagliola e mi gettai a mare "a papera"; un tuffo di stile sarebbe stato inutile, anzi impossibile, dato che ci trovavamo già con i piedi a livello dell'acqua. Mi allontanai dalla nave nuotando come potevo e raggiunsi un gruppo di 3 persone aggrappate ad una branda. Erano i tenenti del C.R.E.M. Orefice e Fidone con un marinaio, che credo fosse il furiere Del Vecchio, che aveva la parte superiore del bicipite resecata. Gli ufficiali mi pregarono di non aggrapparmi anch'io alla branda, altrimenti saremmo andati tutti a fondo. Cosi mi tenni a qualche metro di distanza.
Intanto la nave andava sbandando sempre più ed il personale che si trovava ancora a poppa, incerto se gettarsi a mare dalla dritta, temendo che la nave capovolgendosi lo sommergesse, o se gettarsi dalla sinistra dove sarebbe stato necessario un tuffo da notevole altezza, cominciò a rotolare giù dal ponte, ormai quasi verticale. Erano almeno una ventina di persone chiaramente visibili a causa del salvagente rosso che indossavano. Poi la nave si capovolse ed alcuni uomini riuscirono ad inerpicarsi sulla carena. Ma appena capovolta si spezzò in due: il troncone di poppa si immerse con un'inclinazione di 45° circa e un paio di uomini che sparivano sott'acqua aggrappati ad una delle grandi eliche di bronzo che brillavano al sole, fu l'ultima visione che ne ebbi.
La parte di prua rimase più a lungo fuori dell'acqua in posizione verticale, tanto che da dove eravamo scorgemmo perfettamente lo stemma rosso e oro di Roma con la scritta +SPQR; poi verticalmente si immerse: gli ufficiali del C.R.E.M. gridarono "Viva il Re!" ed io con loro.
Non mi abbandonai alla disperazione, non temetti neppure per un istante di non essere salvato, trovai naturale la vista della motobarca del Mitragliere che veniva nella mia direzione. Gli uomini della motobarca gridavano: "Prima i feriti!"; mostrai le mani e mi tirarono subito su. Evidentemente ogni mia azione da dopo la deflagrazione dei depositi era stata fatta come in trance, eppure avevo agito secondo logica, avevo preso delle iniziative e dato disposizioni razionali. In altre parole ero, io penso, come trasognato, eppure la mia mente era lucida.
Appena a bordo del Mitragliere mi tagliarono il maglione per non dovermelo sfilare dalle mani bruciate e dalla testa. Qualcuno mi fece bere un liquore; l'infermiere di bordo mi spennellò le mani di tannino e mi mise qualche pomata in faccia e sulle gambe, anch'esse parzialmente ustionate. Il maglione, amorevolmente ricucito dalle donne di casa, devo averlo ancora in un baule... Il comandante Laj, Assistente di squadriglia, cioè collaboratore diretto del C.V. Marini, comandante la XII squadriglia, mi cedette il suo alloggio e mi fece distendere sulla sua cuccetta. Il S.T.V. Mattoli, incolume, ebbe la pazienza di passare tutta la notte con me.
Fu una notte movimentata. Certo noi feriti non potevamo neppure sospettare le incertezze che tormentarono il comandante Marini per decidere quale porto fosse sufficientemente sicuro per accoglierci, per soccorrerci, non per prenderci a cannonate. Il suo tormento è magistralmente espresso nel rapporto che egli scrisse a Mahòn il 30 settembre 1943 e che è riportato integralmente in questo libro. Noi, però ci accorgemmo dell'agitazione che regnava a bordo: per tutta la notte fu un susseguirsi di colpi di clacson che davano l'allarme aereo, un risuonare di passi sulle lamiere del ponte; gente che correva al posto di combattimento. Nel tormento delle ustioni e nell'avvampare della febbre che si era impadronita del mio corpo, pensavo: una volta ce l'ho fatta a cavarmela, ma questa sarà la morte del topo, perché chi mi muove di qui? Seppi in seguito che quel tramestio dipendeva da un ricognitore britannico che ci segui tutta la notte, illuminandoci di tanto in tanto con bengala.
Niente di più, ma dopo quello che avevamo passato, anche un semplice ricognitore bastava a farci saltare i nervi.
Come Dio volle, all'alba ci trovammo davanti al porto di Mahòn e alle 8.30 ci sbarcarono dalle navi e ci avviarono all'ospedale militare.
Dei primissimi giorni ricordo solo le medicazioni mattutine. Gli infermieri spagnoli mi avevano fasciato le mani e per togliermi le bende, nell'intento di farmi soffrire di meno, davano uno strappone per staccarle dalla carne viva.
Dalla mia bocca uscivano parolacce che allora venivano considerate irripetibili, ma che adesso costituiscono l'intercalare che infiora i discorsi delle minorenni. L'infermeria era a piano terra e davanti alla finestra, aperta, passavano curiosando soldati spagnoli e i nostri feriti più leggeri: costituire per loro uno spettacolo mi imbestialiva.
In seguito le mie condizioni peggiorarono, ebbi un principio di broncopolmonite traumatica e mi si disse, poi, che mi avevano anche preso le misure per la cassa da morto, invece guarii mediante un solo cataplasma appena tiepido.
Poi, per nostra fortuna, il comandante Marini mandò come rinforzo all'ospedale l'aspirante medico Franco Sala. Era solo aspirante, non era ancora ufficiale, però era un medico capace ed efficiente e cosi simpatico che tutte le suore (Hijas de la Caridad della congregazione fondata dall'americana Seaton) lo adoravano. Curò tutti con amore ed abnegazione e a me salvò certo le mani che, altrimenti, sarebbero state amputate. Me le mise, libere da ogni bendaggio, in due bacinelle contenenti del "liquido di Dakin" (soluzione neutralizzata di ipoclorito, battericida). Avevo i tendini estensori delle dita allo scoperto ma l'infezione passò. Mi strappò le unghie sotto cui si annidava l'infezione e ne crebbero di nuove, non troppo belle, ma che più o meno fanno la loro funzione. Per evitare che la bruciatura degli estensori provocasse l'inconveniente delle mani ad artiglio (le dita rattrappite perché richiamate solo dai flessori che si trovano sotto le dita e nel palmo) mi applicò ai polsi degli archetti di fili di ferro ai quali attaccò degli elastici che tenevano in trazione le dita. Per far rimarginare più presto le cicatrici mi fece due trapianti di pelle, lavorando in équipe col nuovo direttore spagnolo dell'ospedale, anche lui, a dir il vero, efficiente e capace.
Ho raccontato tutto questo per portare un esempio delle cure che dedicava ai feriti, non per parlare di me. Egli poneva lo stesso impegno nei riguardi di tutti e di ciascuno. E poi era allegro, scherzava, era amico di tutti... Mi portò a bordo del Fuciliere per Capodanno e la celebrazione fini in una sbronza generale, di cui ricordo, come ultimo episodio, un'arancia che ricevetti in piena faccia, dopo di che caddi in un sonno profondo.
Ormai che stavo un po' meglio, mi rendevo conto dell'ambiente in cui mi trovavo. Dopo i primi giorni mi portarono in barella per i reparti per visitare gli altri feriti. Mi fecero fare una breve sosta presso il letto di Medanich, parlava a fatica; con voce strozzata mi chiese: "A te chi ti ha beccato?" gli risposi: "Lo stesso aereo che ha beccato te". Non lo rividi più, mori dopo pochi giorni.
Finché ero immobilizzato a letto, vedevo dalla finestra un po' di cielo ed una scarpata erbosa e sentivo squillare nell'aria limpida di settembre i segnali di tromba di un reparto spagnolo che non sapevo dove fosse. Mi ero immaginato un mondo a modo mio. Poi cominciai ad uscire all'aperto con i miei mezzi, sempre accompagnato dall'inseparabile Giannoccaro. Cosi vidi che ci trovavamo su un'isoletta al centro della bella baia di Mahén. L'ospedale si componeva di 2 fabbricati distinti, uno dei quali era stato costruito alla fine del '700 dagli inglesi.
Aveva una certa sua dignità architettonica: un corpo centrale con 2 avancorpi laterali, 2 piani, con un porticato in quello inferiore. Aveva delle corsie molto ampie, ma un po' fatiscenti e veniva usato solo parzialmente quando l'altro fabbricato non poteva accogliere più ricoverati. Questo secondo corpo di fabbrica, posto di fronte all'altro, un po' più in basso, era di costruzione recente, fatta dagli spagnoli. Si trattava di un agglomerato di baracche, senza alcuna pretesa architettonica e ad un solo piano.
Il 29 gennaio 1944, dopo quasi 5 mesi di degenza, lasciai l'ospedale di Mahòn per essere sottoposto a operazioni di plastica a Madrid insieme ad altri 3 che avevano anche loro postumi di ustioni gravi e con Giannoccaro affetto da pleurite.
Scotto, che aveva avuto le ustioni più gravi al volto, aveva dovuto subire a Mahòn l'asportazione di un occhio, ormai irrimediabilmente perso, per evitare danni irreparabili all'altro, anch'esso parzialmente leso. Egli rimase un certo tempo a Barcellona in cura da un medico di fama mondiale che gli salvò l'occhio. Ci raggiunse all'ospedale di Carabanchél Bajo a Madrid e per lunghi mesi divise la camera con me.
Io venni dimesso dall'ospedale di Carabanchél il 23 dicembre 1944, dopo aver subito ben 9 operazioni di plastica.
Adesso basta parlare di me. Voglio aggiungere solo una notizia che avevo tralasciato: nella tarda mattinata del 9 settembre 1943, mentre navigavamo diretti a La Maddalena, scese dalla plancia ammiraglio il T.V. Uncini, addetto al Comando FF.non.B. e fece un giro per informarsi se c'era qualcuno che conoscesse bene l'inglese. Questa inchiesta mi diede da pensare e la conclusione che ne trassi fu che l'ammiraglio prevedeva contatti verbali con i britannici a breve scadenza e ne provai un profondo malessere.
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I caduti della corazzata ROMA
Capitano di Vascello Adone Del Cima ( Comandante della Corazzata Roma)
Capitano di Fregata Ferruccio Cableri
Capitano di Fregata Bruno Pilli
Capitano di Corvetta Luigi Giugni
Capitano di Corvetta Andrea Milioni
Tenente di Vascello Guido Caputi
Tenente di Vascello Natale Contestabile
Tenente di Vascello Livio Gentini
Tenente di Vascello Giobatta Giummo
Tenente di Vascello Mario Massà
Tenente di Vascello Delimiro Medanich
Tenente di Vascello Giovanni Pompei
Tenente di Vascello Vittorio Salvia Gallozzi
Tenente di Vascello Piero Sansonetti
Sotto Ten Vascello GianFranco Codognola
Sotto Ten Vascello Paolo Milani
Sotto Ten Vascello Stanislao Palomba
Sotto Ten Vascello Francesco Romano
Sotto Ten Vascello Vico Venturoli
Guardia Marina Angelo Brotzu
Guardia Marina Antonino De Crescenzo
Guardia Marina Armando Gotelli
Guardia Marina Ernesto Guidotti
Guardia Marina Franco Olivieri
Guardia Marina Italo Tropea
Maggiore G.Navale Mario Dini
Maggiore G.Navale Riccardo Fede Faccioli
Maggiore G.Navale Corrado Valloscuro
Capitano G.Navale Giulio Ferretti
Capitano G.Navale Vincenzo Manna
Capitano G.Navale Guido Schiaroli
Tenente G.Navale Angelino Brotzu
Tenente G.Navale Francesco De Giacomo
Tenente G.Navale Pietro Patalano
Tenente G.Navale Luigi Provenzano
Tenente G.Navale Renato Righini
Sotto Ten.G.N. Sebastiano Garbarino
Sotto Ten.G.N. Mario Moscardini
Sotto Ten G.N. Emilio Rabitti
Asp.S. Ten.G.N. Arduino Chicco
Asp.S. Ten.G.N. Sergio Muzziarelli
Capitano Armi Nav. Francesco Centola
Capitano Armi Nav. Enrico Cicala
Capitano Armi Nav. Alfredo Levaro
Sotto Ten Armi Nav. Attilio Danese
Cap. Commissario Gaetano Rizza
Ten. Commissario Luigi De Blasio
Sotto Ten. Comm. Vincenzo Saccares
Ten. Medico Giuseppe Cerabolini
Tenente C.R.E.M. Mario Fabozzi
Tenente C.R.E.M. Mario Faggioni
Tenente C.R.E.M. Guido Korompay
Tenente C.R.E.M. Emilio Ruocco
Sotto Ten. C.R.E.M. Duilio Brodolini
Sotto Ten. C.R.E.M. Vincenzo Pezzella
Sotto Ten. C.R.E.M. Alberto Zedda
Tenente Pilota A.A. Germano Orecchia
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I caduti della corazzata ROMA
Ammiraglio di Squadra Carlo Bergamini
Contrammiraglio Stanislao Caracciotti
Capitano di Vascello Luigi Liannazza
Capitano di Fregata Manlio Petroni
Capitano di Fregata Giuseppe Micega
Capitano di Corvetta Gianluigi Sironi
Capitano di Fregata Mario Ricci
Tenente di Vascello Ettore Uncini
Tenente di Vascello Marco Boscu
Tenente di Vascello Giovanni Demini
Tenente di Vascello Serafino Corio
Sottotenente di Vascello Sauro Squeo
Sottotenente di Vascello Hellmut Favorke
Sottotenente di Vascello Enrico Mariucci
Sottotenente di Vascello Luigi Monti
Guardia Marina Lorenzo Alvigini
Guardia Marina Mario Rumi
Aspirante Guardia Marina Luigi Luzzitelli
Tenente Colonn. G.N. Giuseppe Lello
Tenente Colonn. Comm. Giuseppe Ranalli
Colonn. Pilota Mario Giannini
Sottotenente Comm. Raffaele Benini
Sottotenente Comm. Giovanni Lo Calzo
Aspirant. Sottoten.Comm. Luigi Barbuzza
Aspirant. Sottoten.Comm. Ferruccio Santini
Tenente C.R.E.M. Caio De Calice
Maggiore Pilota A.A. Franco Spinelli
Maggiore Pilota A.A. Calcedonio Bacullo
Contrammiraglio Stanislao Caracciotti
Capitano di Vascello Luigi Liannazza
Capitano di Fregata Manlio Petroni
Capitano di Fregata Giuseppe Micega
Capitano di Corvetta Gianluigi Sironi
Capitano di Fregata Mario Ricci
Tenente di Vascello Ettore Uncini
Tenente di Vascello Marco Boscu
Tenente di Vascello Giovanni Demini
Tenente di Vascello Serafino Corio
Sottotenente di Vascello Sauro Squeo
Sottotenente di Vascello Hellmut Favorke
Sottotenente di Vascello Enrico Mariucci
Sottotenente di Vascello Luigi Monti
Guardia Marina Lorenzo Alvigini
Guardia Marina Mario Rumi
Aspirante Guardia Marina Luigi Luzzitelli
Tenente Colonn. G.N. Giuseppe Lello
Tenente Colonn. Comm. Giuseppe Ranalli
Colonn. Pilota Mario Giannini
Sottotenente Comm. Raffaele Benini
Sottotenente Comm. Giovanni Lo Calzo
Aspirant. Sottoten.Comm. Luigi Barbuzza
Aspirant. Sottoten.Comm. Ferruccio Santini
Tenente C.R.E.M. Caio De Calice
Maggiore Pilota A.A. Franco Spinelli
Maggiore Pilota A.A. Calcedonio Bacullo
SOTTUFFICIALI E SERGENTI
Capo R.T. 2°Classe Libero Alessandrini
Capo Segn. 2°Classe Nicola Amorelli
Sergente Fur. Giuseppe Abbate
Capo Segn. 2°Classe Berengario Bracci
Sergente Fur. Walter Botti
Capo Nocch. 2°Classe Saverio Calabrese
2°Capo Cann. P.S. Carmelo Caggi
Capo R.T. 2°Classe Carlo Cairo
Capo R.T. 3°Classe Cesare Carbontini
Sergente Cann.T. Mario Cammisa
Sergente R.T. Ezio Conconi
Capo FUR. 3°Classe Antonio Desgro
2°Capo Segn. Giovanni Esposito
Capo El.R.M. 1°Classe Italo Evangelista
2°Capo Cann.P. Celestino Foglia
Capo R.T. 3°Classe Giuseppe Fuselli
Capo R.T. 3°Classe Lino Fadda
2°Capo Fur. Salvatore Fiengo
Sergente R.T. Giuseppe Failli
2°Capo Nocch. Bruno Girotto
2°Capo Segn. Guido Guidi
Capo Cann. 2°Classe Aldo Garrone
Capo Fur. 2°Classe Alfredo Girgenti
Sergente Segn. Nicola Genovino
Sergente R.T. Aldo Guerriero
Capo R.T. 2°Classe Ettore Lomazzo
2°Capo Fur. Cosimo Leggieri
Sergente Segn. Donato Lopez
Capo R.T. 1°Classe Silvio Magnetti
Capo R.T. 2°Classe Alessandro Mancini
2°Capo R.T. Elio Mencarelli
2°Capo Fur. Mario Melotti
2°Capo Fur. Quirino Mellino
2°Capo R.T. Gualtiero Mattioli
Capo R.T.R.M.3° Classe Rodolfo Morescalchi
Sergente Segn. Domenico Meucci
Capo Elettr. 2° Classe Gastone Nicolai
Sergente Fur. Mario Orlandi
2°Capo Segn. Arturo Pino
Capo R.T. 3°Classe Pio Parodi
Capo Mecc. 1°Classe Carlo Pierconti
Sergente Segn. Luigi Pezzetti
Capo R.T. 2°Classe Dante Razetti
Capo R.T. 2°Classe Giuseppe Russo
Capo Cann.A. 2°Classe Pierino Rota
Sergente R.T. Pietro Rossi
Sergente R.T. Umberto Reale
Sergente R.T. Renzo Romano
Capo Segn. 2°Classe Gino Seccenti
Capo Segn. 2°Classe Domenico Scillia
Sergente Fur. Pasquale Scherma
Sergente S.D.T. Antonio Taucer
Capo Segn. 2°Classe Francesco Viola
2°Capo R.T. Emanuele Bonfitto
Capo Music. 2°Classe Antonio De Luca
Capo Fur. 2°Classe Guido Pasquantonio
Sergente Elettr. Angelo Manente
Sergente S.D.T. Fiorino Sala
2°Capo Fur.S.Militariz. Rigoletto Quiriconi
2°Capo Fur.s.Militariz. Ermenegildo Pillevich
2°Capo Fur.S.Militariz. Achino Antonio
Capo R.T. 2°Classe Libero Alessandrini
Capo Segn. 2°Classe Nicola Amorelli
Sergente Fur. Giuseppe Abbate
Capo Segn. 2°Classe Berengario Bracci
Sergente Fur. Walter Botti
Capo Nocch. 2°Classe Saverio Calabrese
2°Capo Cann. P.S. Carmelo Caggi
Capo R.T. 2°Classe Carlo Cairo
Capo R.T. 3°Classe Cesare Carbontini
Sergente Cann.T. Mario Cammisa
Sergente R.T. Ezio Conconi
Capo FUR. 3°Classe Antonio Desgro
2°Capo Segn. Giovanni Esposito
Capo El.R.M. 1°Classe Italo Evangelista
2°Capo Cann.P. Celestino Foglia
Capo R.T. 3°Classe Giuseppe Fuselli
Capo R.T. 3°Classe Lino Fadda
2°Capo Fur. Salvatore Fiengo
Sergente R.T. Giuseppe Failli
2°Capo Nocch. Bruno Girotto
2°Capo Segn. Guido Guidi
Capo Cann. 2°Classe Aldo Garrone
Capo Fur. 2°Classe Alfredo Girgenti
Sergente Segn. Nicola Genovino
Sergente R.T. Aldo Guerriero
Capo R.T. 2°Classe Ettore Lomazzo
2°Capo Fur. Cosimo Leggieri
Sergente Segn. Donato Lopez
Capo R.T. 1°Classe Silvio Magnetti
Capo R.T. 2°Classe Alessandro Mancini
2°Capo R.T. Elio Mencarelli
2°Capo Fur. Mario Melotti
2°Capo Fur. Quirino Mellino
2°Capo R.T. Gualtiero Mattioli
Capo R.T.R.M.3° Classe Rodolfo Morescalchi
Sergente Segn. Domenico Meucci
Capo Elettr. 2° Classe Gastone Nicolai
Sergente Fur. Mario Orlandi
2°Capo Segn. Arturo Pino
Capo R.T. 3°Classe Pio Parodi
Capo Mecc. 1°Classe Carlo Pierconti
Sergente Segn. Luigi Pezzetti
Capo R.T. 2°Classe Dante Razetti
Capo R.T. 2°Classe Giuseppe Russo
Capo Cann.A. 2°Classe Pierino Rota
Sergente R.T. Pietro Rossi
Sergente R.T. Umberto Reale
Sergente R.T. Renzo Romano
Capo Segn. 2°Classe Gino Seccenti
Capo Segn. 2°Classe Domenico Scillia
Sergente Fur. Pasquale Scherma
Sergente S.D.T. Antonio Taucer
Capo Segn. 2°Classe Francesco Viola
2°Capo R.T. Emanuele Bonfitto
Capo Music. 2°Classe Antonio De Luca
Capo Fur. 2°Classe Guido Pasquantonio
Sergente Elettr. Angelo Manente
Sergente S.D.T. Fiorino Sala
2°Capo Fur.S.Militariz. Rigoletto Quiriconi
2°Capo Fur.s.Militariz. Ermenegildo Pillevich
2°Capo Fur.S.Militariz. Achino Antonio
SOTTOCAPI E COMUNI
Sottocapo Segn. Igino Alberton Marinaio Francesco Agnese
Marinaio Francesco Abbate Sottocapo Segn. Silvestro Azzaro
Fur.O. Sergio Alborno Fur.Fuoch.Nav. Riccardo Adamo
Fuoch. Macc.Ab Pietro Andreoli Fur. Alessandro Bertaso
Sottocapo Nocch. Cristoforo Bonofacio Nocch. Vittorio Ballarin
Nocch. Attilio Breganti Marinaio Erasmo Boccone
Marinaio Mario Berluti Marinaio Giuseppe Bocchia
Sottocapo Cann.O.Angelo Bombonati Sottocapo Fur. Osvaldo Buratti
Fuoch. Macc.Ab. Gerlando Bruno Marinaio Floris Baldo
Sottocapo Fur. Giovanni Cavallaro Sottocapo Fur. Raffaele Cordella
Sottocapo Nocch. Andrea Cuciti Sottocapo Nocch.Giovanni Calligaris
Nocch. Giuseppe Capurro Nocch. Gaetano Castirillo
Marinaio Mario Cignoni Marinaio Idaldo Cervetti
Marinaio Carlo Costa Marinaio Carlo Cocianich
Marinaio Umberto Centazzo Sottocapo Segn. Letterio Ciotto
Sottocapo Music. Fernando Cipriani Sottocapo Fur. Rodolfo Drago
Sottocapo R.T. Eugenio D'Accordi Nocch. Di Rosa
Nocch. D'Argento Nocch. Gaetano De Luca
Nocch. Giuseppe De Palma Marinaio Angelo De Angeli
Marinaio Vincenzo Dominici Marinaio Armando Dorgesi
Marinaio Salvatore Di Costanzo Marinaio Ferdinando Di Raffaele
Fur.Tip. Mario Di Filippantonio Fuoch. M.A. Angelo Dragada
Marinaio Giuseppe Fiumara Marinaio Andrea Faraone
Segn. Sergio Gaviglio Marinaio Filomeno Gargano
Fuoch. M.A. Enrico Gasparet Fuoch. M.A. Francesco Geromel
Segn. Felice Imperati Sottocapo Marò Giovanni Iovino
Sottocapo Elettr.Bruno Idreb Sottocapo R.T. Sergio Lotti
Fur. Disegn. Giovanni Longobardi Sottocapo Segn. Giuseppe Martino
Nocch. Sabatino Mazzella Nocch. Francesco Miccolis
Marinaio Mario Matta Marinaio Gino Mazzaferro
Sottocapo Cann. Oliviero Menta Fur.O. Raffaele Malmucci
Sottocapo Fur. Lorenzo Martini Marinaio Aniello Martini
Fuoch. M.A. Domenico Masetti Music. Carlo Manchiero
Trombett. Guido Messina Marinaio R.T. Antonio Marzano
Segn. Rino Naldini Marinaio Alberto Nogara
Segn. Raffaele Panunzi Fur.O. Nello Poiani
Sottocapo R.T. Adolfo Piazza Sottocapo R.T. Pietro Peruzzi
Nocch. Piramo Paoli Nocch. Bruno Paolini
Nocch. Antonio Parillo Nocch. Giuseppe Patoni
Nocch. Carmelo Pippitone Marinaio Adelio Polvara
Sottocapo Fur. Carlo Procopio Sottocapo M.A. Nicolò Piezza
Fur. Disegn. Antonio Pagano Fuoch. M.A. Vincenzo Perrone
Fuoch. M.A. Luigi Perrozzi Music. Luigi Pisani
Sottocapo Nocch. Nicola Quaranta Marinaio Enrico Reita
Marinaio Antonio Renzi Marinaio Giuseppe Rapallo
Marinaio Giuseppe Rapetti Sottocapo Fur. Bruno Rigo
Marinaio F.Paolo Randazzo Sottocapo Segn. Amedeo Specchia
Fur.O. Oronzo Sansò Nocch. Ernesto Serrini
Sottocapo Marò Antonio Scratuglia Marinaio Dino Savi
Fur. F.N. Tullio Silvestri Sottocapo Mus. Vincenzo Sambri
Sottocapo Nocch. Mario Taddeucci Nocch. Giuseppe Tagliaferro
Marinaio Sebastiano Tringali Marinaio Vincenzo Tuttaro
Sottocapo R.T. Oreste Vallone Nocch. Umberto Veccia
Sottocapo Nocch. Giuseppe Zennaro Elettr. Angelo Manente
Fuoch. Salvatore Manna Marinaio Antonino Montineo
Sottocapo Cann. Emilio Perrone Sottocapo Fur. Bernardo Simeoli
Sottocapo Segn. Igino Alberton Marinaio Francesco Agnese
Marinaio Francesco Abbate Sottocapo Segn. Silvestro Azzaro
Fur.O. Sergio Alborno Fur.Fuoch.Nav. Riccardo Adamo
Fuoch. Macc.Ab Pietro Andreoli Fur. Alessandro Bertaso
Sottocapo Nocch. Cristoforo Bonofacio Nocch. Vittorio Ballarin
Nocch. Attilio Breganti Marinaio Erasmo Boccone
Marinaio Mario Berluti Marinaio Giuseppe Bocchia
Sottocapo Cann.O.Angelo Bombonati Sottocapo Fur. Osvaldo Buratti
Fuoch. Macc.Ab. Gerlando Bruno Marinaio Floris Baldo
Sottocapo Fur. Giovanni Cavallaro Sottocapo Fur. Raffaele Cordella
Sottocapo Nocch. Andrea Cuciti Sottocapo Nocch.Giovanni Calligaris
Nocch. Giuseppe Capurro Nocch. Gaetano Castirillo
Marinaio Mario Cignoni Marinaio Idaldo Cervetti
Marinaio Carlo Costa Marinaio Carlo Cocianich
Marinaio Umberto Centazzo Sottocapo Segn. Letterio Ciotto
Sottocapo Music. Fernando Cipriani Sottocapo Fur. Rodolfo Drago
Sottocapo R.T. Eugenio D'Accordi Nocch. Di Rosa
Nocch. D'Argento Nocch. Gaetano De Luca
Nocch. Giuseppe De Palma Marinaio Angelo De Angeli
Marinaio Vincenzo Dominici Marinaio Armando Dorgesi
Marinaio Salvatore Di Costanzo Marinaio Ferdinando Di Raffaele
Fur.Tip. Mario Di Filippantonio Fuoch. M.A. Angelo Dragada
Marinaio Giuseppe Fiumara Marinaio Andrea Faraone
Segn. Sergio Gaviglio Marinaio Filomeno Gargano
Fuoch. M.A. Enrico Gasparet Fuoch. M.A. Francesco Geromel
Segn. Felice Imperati Sottocapo Marò Giovanni Iovino
Sottocapo Elettr.Bruno Idreb Sottocapo R.T. Sergio Lotti
Fur. Disegn. Giovanni Longobardi Sottocapo Segn. Giuseppe Martino
Nocch. Sabatino Mazzella Nocch. Francesco Miccolis
Marinaio Mario Matta Marinaio Gino Mazzaferro
Sottocapo Cann. Oliviero Menta Fur.O. Raffaele Malmucci
Sottocapo Fur. Lorenzo Martini Marinaio Aniello Martini
Fuoch. M.A. Domenico Masetti Music. Carlo Manchiero
Trombett. Guido Messina Marinaio R.T. Antonio Marzano
Segn. Rino Naldini Marinaio Alberto Nogara
Segn. Raffaele Panunzi Fur.O. Nello Poiani
Sottocapo R.T. Adolfo Piazza Sottocapo R.T. Pietro Peruzzi
Nocch. Piramo Paoli Nocch. Bruno Paolini
Nocch. Antonio Parillo Nocch. Giuseppe Patoni
Nocch. Carmelo Pippitone Marinaio Adelio Polvara
Sottocapo Fur. Carlo Procopio Sottocapo M.A. Nicolò Piezza
Fur. Disegn. Antonio Pagano Fuoch. M.A. Vincenzo Perrone
Fuoch. M.A. Luigi Perrozzi Music. Luigi Pisani
Sottocapo Nocch. Nicola Quaranta Marinaio Enrico Reita
Marinaio Antonio Renzi Marinaio Giuseppe Rapallo
Marinaio Giuseppe Rapetti Sottocapo Fur. Bruno Rigo
Marinaio F.Paolo Randazzo Sottocapo Segn. Amedeo Specchia
Fur.O. Oronzo Sansò Nocch. Ernesto Serrini
Sottocapo Marò Antonio Scratuglia Marinaio Dino Savi
Fur. F.N. Tullio Silvestri Sottocapo Mus. Vincenzo Sambri
Sottocapo Nocch. Mario Taddeucci Nocch. Giuseppe Tagliaferro
Marinaio Sebastiano Tringali Marinaio Vincenzo Tuttaro
Sottocapo R.T. Oreste Vallone Nocch. Umberto Veccia
Sottocapo Nocch. Giuseppe Zennaro Elettr. Angelo Manente
Fuoch. Salvatore Manna Marinaio Antonino Montineo
Sottocapo Cann. Emilio Perrone Sottocapo Fur. Bernardo Simeoli
UFFICIALI
Capitano di Vascello Adone Del Cima ( Comandante della Corazzata Roma)
Capitano di Fregata Ferruccio Cableri
Capitano di Fregata Bruno Pilli
Capitano di Corvetta Luigi Giugni
Capitano di Corvetta Andrea Milioni
Tenente di Vascello Guido Caputi
Tenente di Vascello Natale Contestabile
Tenente di Vascello Livio Gentini
Tenente di Vascello Giobatta Giummo
Tenente di Vascello Mario Massà
Tenente di Vascello Delimiro Medanich
Tenente di Vascello Giovanni Pompei
Tenente di Vascello Vittorio Salvia Gallozzi
Tenente di Vascello Piero Sansonetti
Sotto Ten Vascello GianFranco Codognola
Sotto Ten Vascello Paolo Milani
Sotto Ten Vascello Stanislao Palomba
Sotto Ten Vascello Francesco Romano
Sotto Ten Vascello Vico Venturoli
Guardia Marina Angelo Brotzu
Guardia Marina Antonino De Crescenzo
Guardia Marina Armando Gotelli
Guardia Marina Ernesto Guidotti
Guardia Marina Franco Olivieri
Guardia Marina Italo Tropea
Maggiore G.Navale Mario Dini
Maggiore G.Navale Riccardo Fede Faccioli
Maggiore G.Navale Corrado Valloscuro
Capitano G.Navale Giulio Ferretti
Capitano G.Navale Vincenzo Manna
Capitano G.Navale Guido Schiaroli
Tenente G.Navale Angelino Brotzu
Tenente G.Navale Francesco De Giacomo
Tenente G.Navale Pietro Patalano
Tenente G.Navale Luigi Provenzano
Tenente G.Navale Renato Righini
Sotto Ten.G.N. Sebastiano Garbarino
Sotto Ten.G.N. Mario Moscardini
Sotto Ten G.N. Emilio Rabitti
Asp.S. Ten.G.N. Arduino Chicco
Asp.S. Ten.G.N. Sergio Muzziarelli
Capitano Armi Nav. Francesco Centola
Capitano Armi Nav. Enrico Cicala
Capitano Armi Nav. Alfredo Levaro
Sotto Ten Armi Nav. Attilio Danese
Cap. Commissario Gaetano Rizza
Ten. Commissario Luigi De Blasio
Sotto Ten. Comm. Vincenzo Saccares
Ten. Medico Giuseppe Cerabolini
Tenente C.R.E.M. Mario Fabozzi
Tenente C.R.E.M. Mario Faggioni
Tenente C.R.E.M. Guido Korompay
Tenente C.R.E.M. Emilio Ruocco
Sotto Ten. C.R.E.M. Duilio Brodolini
Sotto Ten. C.R.E.M. Vincenzo Pezzella
Sotto Ten. C.R.E.M. Alberto Zedda
Tenente Pilota A.A. Germano Orecchia
SOTTUFFICIALI
Capo 1°Classe Mecc Francesco Avallone Capo 1°Classe Elettr. Pietro Berto
Capo 1 Classe R.T. Guglielmo Ciuccio Capo 1°Classe Mecc. Antonio Conte
Capo 1°Classe Mecc. Amedeo De Angelis Capo 1°Classe Cann. Ferdinando Della Rosa
Capo 1°Classe Cann. Pietro Dessi Capo 1°Classe Elettr. Italo Evangelista
Capo 1°Classe Segn. Gian Battista Galli Capo 1°Classe Cann. Pietro Lauro
Capo 1°Classe S.D.T. Francesco Liberati Capo 1°Classe Aiut. Paolo Longo
Capo 1°Classe R.T. Silvio Magnetti Capo 1°Classe Mecc. Oreste Marugo
Capo 1°Classe Cann. Michele Murciano Capo 1°Classe Mecc. Aldo Pala
Capo 1°Classe Elettr. Vincenzo Palmas Capo 1°Classe Fur. Guido Pasquantonio
Capo 1°Classe Mecc. Carlo Pierconti Capo 1°Classe Elettr. Carmine Pizzigallo
Capo 1°Classe Carp. Sante Polacci Capo 1°Classe Nocch. Giuseppe Pusceddu
Capo 1°Classe Mecc. Orazio Reale Capo 1°Classe Elettr. Eugenio Tavolieri
Capo 1°Classe Inferm. Carlo Verde Capo 2°Classe R.T. Libero Alessandrelli
Capo 2°Classe Segn. Nicola Amorelli Capo 2°Classe Cann. Mario BelliniBressi
Capo 2°Classe Mecc. Siro Bianchi Capo 2°Classe Segn. Berengario Bracci
Capo 2°Classe Cann. Giambattista Bruno Capo 2°Classe Mecc. Michele Cannone
Capo 2°Classe Mecc. Angelo Catalfamo Capo 2°Classe Elettr. Torquato Fabris
Capo 2°Classe S.D.T. Ignazio Fighera Capo 2°Classe Mecc. Bruno Fontanini
Capo 2°Classe Mecc. Guglielmo Franceschini Capo 2°Classe Mecc. Massimiliano Franchi
Capo 2°Classe Cann. Sergio Giacomello Capo 2°Classe Fur. Alfredo Girgenti
Capo 2°Classe Elettr. Giobatta Lamberti Capo 2°Classe Motor. Giuseppe Lattanzi
Capo 2°Classe Cann. Carmelo Lattanzio Capo 2°Classe R.T. Alessandro Mancini
Capo 2°Classe Cann. Mario Moretti Capo 2°Classe Fur. Mario Podestà
Capo 2°Classe Mecc. Oreste Reschini Capo 2°Classe Fur. Riccardo Righetti
Capo 2°Classe Cann. Bruno Ronconi Capo 2°Classe Mecc. Otello Savio
Capo 2°Classe Motor. Vito Filip.Tangorra Capo 2°Classe Fur. Silvestro Teresano
Capo 2°Classe Elettr. Raffaele Tufano Capo 2°Classe Mecc. Ugo Urbani
Capo 2°Classe Inferm. Giuseppe Vittello Capo 2°Classe Elettr. Ascanio Vittorin
Capo 3°Classe Cann. Bruno Aratri Capo 3°Classe Segn. Ignazio Bardaro
Capo 3°Classe Cann. Giuseppe Bodiglio Capo 3°Classe Cann. Lorenzo Bulletti
Capo 3°Classe Cann. Salvatore Calì Capo 3°Classe R.T. Cesare Carbonini
Capo 3°Classe Cann. Giovanni Cimorelli Capo 3°Classe Mecc. Giovanni Cossù
Capo 3°Classe Cann. Alfredo Dicosolo Capo 3°Classe Cann. Loris Farolfi
Capo 3°Classe Inferm. Giovanni Giammaruconi Capo 3°Classe S.D.T. Giuseppe Gragnoli
Capo 3°Classe Cann. Pietro Lazzarini Capo 3°Classe Cann. Giovanni Leonardi
Capo 3°Classe Cann. Sebastiano Mandiello Capo 3°Classe Fur. Hermes Mangani
Capo 3°Classe Motor. Felice Marchioni Capo 3°Classe S.D.T. Lino Marzocchi
Capo 3°Classe R.T. Antonio Mezzacappa Capo 3°Classe Fur. Nicola Monti
Capo 3°Classe Mecc. Narciso Paganini Capo 3°Classe Mecc. Giovanni Peccianti
Capo 3°Classe S.D.T. Luigi Pellati Capo 3°Classe Mecc. Vildo Pincini
Capo 3°Classe Elettr. Bartolomeo Prisco Capo 3°Classe Torp. Carlo Quarneti
Capo 3°Classe Mecc. Marcello Sgambati Capo 3°Classe Mecc. Antonio Sodero
Capo 3°Classe Cann. Giovanni Spadea Capo 3°Classe Cann. Giuseppe Toffolutti
Capo 3°Classe S.D.T. Giuseppe Vacchetta Capo 3°Classe Cann. Mario Velata
Capo 3°Classe Aiut. Giuseppe Zanghi Capo 3°Classe Nocch. Bruno Zanin
2°Capo Nocch. Giuseppe Abate 2°Capo Mecc. Giovanni Ajmerich
2°Capo Segn. Guido Alberti 2°Capo Fur. Mario Beltempo
2°Capo S.D.T. Mario Berti 2°Capo Cann. Michele Bifari
2°Capo Cann. Donato Bordi 2°Capo Cann. Giuseppe Borin
2°Capo Cann. Arturo Bortolato 2°Capo Nocch. Filippo Borzacchiello
2°Capo Cann. Gastone Busi 2°Capo Mecc. Vitaliano Casagrande
2°Capo Palomb. Rocco Causo 2°Capo Mecc. Ottorino Ceola
2°Capo Cann. Giobatta Cina 2°Capo Cann. Azeglio Ciulli
2°Capo Cann. Giuseppe Colangione 2°Capo Fur. Emanuele Colonna
2°Capo R.T. Emanuele Confitto 2°Capo Mecc. Michele Coppola
2°Capo Mecc. Disma Cordignano 2°Capo S.D.T. Lino Cresci
2°Capo Mecc. Francesco D'ischia 2°Capo Carp. Ennio Dallafiora
2°Capo Cann. Crescenzo De Masi 2°Capo R.T. Antonio De Pascalis
2°Capo R.T. Edoardo De Pasquali 2°Capo Mecc. Mario De Stefanis
2°Capo Aiut. Libero Del Luca 2°Capo Cann. Enrico Di Biasio
2°Capo Elettr. Salvatore Di Giacomo 2°Capo Cann. Pio Di Marco
2°Capo Cann. Giuseppe Donzella 2°Capo Fur. Andrea Esposito
2°Capo Cann. Matteo Fiorilla 2°Capo Fur. Pietro Fonda
2°Capo Cann. Donato Giannico 2°Capo Cann. Gragnani Mario
2°Capo Carp. Renato Gubinelli 2°Capo Mecc. Luigi Guerra
2°Capo Cann. Guelfo Guerri 2°Capo Nocch. Gerardo Lamberti
2°Capo Elettr. Giovanni Lenza 2°Capo Cann. Salvatore Magnisi
2°Capo Elettr. Angelo Maiuri 2°Capo Cann. Francesco Marolla
2°Capo Elettr. Alberto Marzocchi 2°Capo Cann. Guido Massaia
2°Capo Elettr. Italo Mazzola 2°Capo Aiut. Emilio Montanari
2°Capo Fur. Augusto Muccini 2°Capo S.D.T. Roberto Muda
2°Capo Fur. Giuseppe Musso 2°Capo Cann. Giuseppe Nenz
2°Capo Cann. Giovanni Nestola 2°Capo Motor. Antonio Oteri
2°Capo R.T. Ugo Papetti 2°Capo Nocch. Giovanni Parisatto
2°Capo Motor. Angelo Pascadopoli 2°Capo Mecc. Lepoldo Polacci
2°Capo S.D.T. Stefano Provenza 2°Capo Mecc. Michele Ricciardi
2°Capo S.D.T. Guglielmo Rizzo 2°Capo Cann. Carmine Romano
2°Capo S.D.T. Anselmo Rossi 2°Capo Cann. Erminio Rossi
2°Capo Nocch. Pasquale Saiu 2°Capo Fur. Nicola Salvatore
2°Capo Cann. Paolo Sammartano 2°Capo Mecc. Liliano Savignano
2°Capo Cann. Pellegrino Severino 2°Capo Mecc. Nino Sgrignuoli
2°Capo Fur. Bernardo Simioli 2°Capo Motor. Giovanni Tenani
2°Capo Cann. Giulio Torre 2°Capo Cann. Paolo Trigiglio
2°Capo Mecc. Guerrino Tusset 2°Capo Motor. Anselmo Ulivi
2°Capo Mecc. Antonio Useli 2°Capo Cann. Giuseppe Vaccarelli
2°Capo Cann. Ruggero Valentini
Capo 1°Classe Mecc Francesco Avallone Capo 1°Classe Elettr. Pietro Berto
Capo 1 Classe R.T. Guglielmo Ciuccio Capo 1°Classe Mecc. Antonio Conte
Capo 1°Classe Mecc. Amedeo De Angelis Capo 1°Classe Cann. Ferdinando Della Rosa
Capo 1°Classe Cann. Pietro Dessi Capo 1°Classe Elettr. Italo Evangelista
Capo 1°Classe Segn. Gian Battista Galli Capo 1°Classe Cann. Pietro Lauro
Capo 1°Classe S.D.T. Francesco Liberati Capo 1°Classe Aiut. Paolo Longo
Capo 1°Classe R.T. Silvio Magnetti Capo 1°Classe Mecc. Oreste Marugo
Capo 1°Classe Cann. Michele Murciano Capo 1°Classe Mecc. Aldo Pala
Capo 1°Classe Elettr. Vincenzo Palmas Capo 1°Classe Fur. Guido Pasquantonio
Capo 1°Classe Mecc. Carlo Pierconti Capo 1°Classe Elettr. Carmine Pizzigallo
Capo 1°Classe Carp. Sante Polacci Capo 1°Classe Nocch. Giuseppe Pusceddu
Capo 1°Classe Mecc. Orazio Reale Capo 1°Classe Elettr. Eugenio Tavolieri
Capo 1°Classe Inferm. Carlo Verde Capo 2°Classe R.T. Libero Alessandrelli
Capo 2°Classe Segn. Nicola Amorelli Capo 2°Classe Cann. Mario BelliniBressi
Capo 2°Classe Mecc. Siro Bianchi Capo 2°Classe Segn. Berengario Bracci
Capo 2°Classe Cann. Giambattista Bruno Capo 2°Classe Mecc. Michele Cannone
Capo 2°Classe Mecc. Angelo Catalfamo Capo 2°Classe Elettr. Torquato Fabris
Capo 2°Classe S.D.T. Ignazio Fighera Capo 2°Classe Mecc. Bruno Fontanini
Capo 2°Classe Mecc. Guglielmo Franceschini Capo 2°Classe Mecc. Massimiliano Franchi
Capo 2°Classe Cann. Sergio Giacomello Capo 2°Classe Fur. Alfredo Girgenti
Capo 2°Classe Elettr. Giobatta Lamberti Capo 2°Classe Motor. Giuseppe Lattanzi
Capo 2°Classe Cann. Carmelo Lattanzio Capo 2°Classe R.T. Alessandro Mancini
Capo 2°Classe Cann. Mario Moretti Capo 2°Classe Fur. Mario Podestà
Capo 2°Classe Mecc. Oreste Reschini Capo 2°Classe Fur. Riccardo Righetti
Capo 2°Classe Cann. Bruno Ronconi Capo 2°Classe Mecc. Otello Savio
Capo 2°Classe Motor. Vito Filip.Tangorra Capo 2°Classe Fur. Silvestro Teresano
Capo 2°Classe Elettr. Raffaele Tufano Capo 2°Classe Mecc. Ugo Urbani
Capo 2°Classe Inferm. Giuseppe Vittello Capo 2°Classe Elettr. Ascanio Vittorin
Capo 3°Classe Cann. Bruno Aratri Capo 3°Classe Segn. Ignazio Bardaro
Capo 3°Classe Cann. Giuseppe Bodiglio Capo 3°Classe Cann. Lorenzo Bulletti
Capo 3°Classe Cann. Salvatore Calì Capo 3°Classe R.T. Cesare Carbonini
Capo 3°Classe Cann. Giovanni Cimorelli Capo 3°Classe Mecc. Giovanni Cossù
Capo 3°Classe Cann. Alfredo Dicosolo Capo 3°Classe Cann. Loris Farolfi
Capo 3°Classe Inferm. Giovanni Giammaruconi Capo 3°Classe S.D.T. Giuseppe Gragnoli
Capo 3°Classe Cann. Pietro Lazzarini Capo 3°Classe Cann. Giovanni Leonardi
Capo 3°Classe Cann. Sebastiano Mandiello Capo 3°Classe Fur. Hermes Mangani
Capo 3°Classe Motor. Felice Marchioni Capo 3°Classe S.D.T. Lino Marzocchi
Capo 3°Classe R.T. Antonio Mezzacappa Capo 3°Classe Fur. Nicola Monti
Capo 3°Classe Mecc. Narciso Paganini Capo 3°Classe Mecc. Giovanni Peccianti
Capo 3°Classe S.D.T. Luigi Pellati Capo 3°Classe Mecc. Vildo Pincini
Capo 3°Classe Elettr. Bartolomeo Prisco Capo 3°Classe Torp. Carlo Quarneti
Capo 3°Classe Mecc. Marcello Sgambati Capo 3°Classe Mecc. Antonio Sodero
Capo 3°Classe Cann. Giovanni Spadea Capo 3°Classe Cann. Giuseppe Toffolutti
Capo 3°Classe S.D.T. Giuseppe Vacchetta Capo 3°Classe Cann. Mario Velata
Capo 3°Classe Aiut. Giuseppe Zanghi Capo 3°Classe Nocch. Bruno Zanin
2°Capo Nocch. Giuseppe Abate 2°Capo Mecc. Giovanni Ajmerich
2°Capo Segn. Guido Alberti 2°Capo Fur. Mario Beltempo
2°Capo S.D.T. Mario Berti 2°Capo Cann. Michele Bifari
2°Capo Cann. Donato Bordi 2°Capo Cann. Giuseppe Borin
2°Capo Cann. Arturo Bortolato 2°Capo Nocch. Filippo Borzacchiello
2°Capo Cann. Gastone Busi 2°Capo Mecc. Vitaliano Casagrande
2°Capo Palomb. Rocco Causo 2°Capo Mecc. Ottorino Ceola
2°Capo Cann. Giobatta Cina 2°Capo Cann. Azeglio Ciulli
2°Capo Cann. Giuseppe Colangione 2°Capo Fur. Emanuele Colonna
2°Capo R.T. Emanuele Confitto 2°Capo Mecc. Michele Coppola
2°Capo Mecc. Disma Cordignano 2°Capo S.D.T. Lino Cresci
2°Capo Mecc. Francesco D'ischia 2°Capo Carp. Ennio Dallafiora
2°Capo Cann. Crescenzo De Masi 2°Capo R.T. Antonio De Pascalis
2°Capo R.T. Edoardo De Pasquali 2°Capo Mecc. Mario De Stefanis
2°Capo Aiut. Libero Del Luca 2°Capo Cann. Enrico Di Biasio
2°Capo Elettr. Salvatore Di Giacomo 2°Capo Cann. Pio Di Marco
2°Capo Cann. Giuseppe Donzella 2°Capo Fur. Andrea Esposito
2°Capo Cann. Matteo Fiorilla 2°Capo Fur. Pietro Fonda
2°Capo Cann. Donato Giannico 2°Capo Cann. Gragnani Mario
2°Capo Carp. Renato Gubinelli 2°Capo Mecc. Luigi Guerra
2°Capo Cann. Guelfo Guerri 2°Capo Nocch. Gerardo Lamberti
2°Capo Elettr. Giovanni Lenza 2°Capo Cann. Salvatore Magnisi
2°Capo Elettr. Angelo Maiuri 2°Capo Cann. Francesco Marolla
2°Capo Elettr. Alberto Marzocchi 2°Capo Cann. Guido Massaia
2°Capo Elettr. Italo Mazzola 2°Capo Aiut. Emilio Montanari
2°Capo Fur. Augusto Muccini 2°Capo S.D.T. Roberto Muda
2°Capo Fur. Giuseppe Musso 2°Capo Cann. Giuseppe Nenz
2°Capo Cann. Giovanni Nestola 2°Capo Motor. Antonio Oteri
2°Capo R.T. Ugo Papetti 2°Capo Nocch. Giovanni Parisatto
2°Capo Motor. Angelo Pascadopoli 2°Capo Mecc. Lepoldo Polacci
2°Capo S.D.T. Stefano Provenza 2°Capo Mecc. Michele Ricciardi
2°Capo S.D.T. Guglielmo Rizzo 2°Capo Cann. Carmine Romano
2°Capo S.D.T. Anselmo Rossi 2°Capo Cann. Erminio Rossi
2°Capo Nocch. Pasquale Saiu 2°Capo Fur. Nicola Salvatore
2°Capo Cann. Paolo Sammartano 2°Capo Mecc. Liliano Savignano
2°Capo Cann. Pellegrino Severino 2°Capo Mecc. Nino Sgrignuoli
2°Capo Fur. Bernardo Simioli 2°Capo Motor. Giovanni Tenani
2°Capo Cann. Giulio Torre 2°Capo Cann. Paolo Trigiglio
2°Capo Mecc. Guerrino Tusset 2°Capo Motor. Anselmo Ulivi
2°Capo Mecc. Antonio Useli 2°Capo Cann. Giuseppe Vaccarelli
2°Capo Cann. Ruggero Valentini
SERGENTI SOTTOCAPI E COMUNI
Sergente Fur. Giuseppe Abbate Sergente Elettr. Giovanni Alessi
Sergente Mecc. Antonio Bianco Sergente Mecc. Pasquale Binetti
Sergente Cann. Umberto Bottaro Sergente Fur. Walter Botti
Sergente Cann. Gennaro Bottigliero Sergente Inferm. Renato Bruni
Sergente S.D.T. Ademaro Caciagli Sergente Cann. Mario Cammina
Sergente S.D.T. Giuseppe Carlucci Sergente Cann. Luigi Carolo
Sergente Elettr. Aldo Caroti Sergente Cann. Giuseppe Catalano
Sergente Carp. Domenico Centrone Sergente R.T. Ezio Conconi
Sergente S.D.T. Letterio De Francisci Sergente S.D.T. Venilio Del Mul
Sergente Segn. Gavino Deligios Sergente Cann. Elio Della Croce
Sergente S.D.T. Francesco Delle Cave Sergente Cann. Pietro Di Sarcina
Sergente R.T. Giuseppe Failli Sergente S.D.T. Tullio Formichetti
Sergente Elettr. Antonio Franzese Sergente Inferm. Francesco Galifi
Sergente Segn. Nicola Genovino Sergente Furiere Umberto Ghilardini
Sergente R.T. Aldo Guerriero Sergente Cann. Germano Gutti
Sergente Music. Matteo Liotine Sergente Cann. Bruno Lolli
Sergente Segn. Donato Lopez Sergente Nocch. Azelio Marini
Sergente Nocch. Vincenzo Masala Sergente Cann. Michelangelo Mazzamati
Sergente Elettr. Giuseppe Messina Sergente Segn. Domenico Meucci
Sergente Cann. Raffaele Moscarino Sergente Mecc. Giuseppe Mussi
Sergente S.D.T. Armando Neri Sergente Cann. Giuseppe Nicolino
Sergente Elettr. Vincenzo Nuzzo Sergente Furiere Mario Orlandi
Sergente Cann. Vincenzo Panetta Sergente Cann. Emilio Pasci
Sergente Segn. Luigi Pezzetti Sergente Cann. Luigi Pierucci
Sergente Carp. Angelo Pinolini Sergente Elettr. Silvio Pizzi
Sergente Cann. Marino Polato Sergente Cann. Giuliano Ravaglia
Sergente R.T. Umberto Reale Sergente Cann. Antonio Ricciardi
Sergente R.T. Oronzo Romano Sergente R.T. Pietro Rossi
Sergente S.D.T. Fiorino Sara Sergente Fur. Giuseppe Scherma
Sergente Nocch. Almidoro Squillace Sergente Fur. Antonio Tavcer
Sergente Fur. Francesco Troncari Sergente Cann. Agostino Urbani
Sergente R.T. Walter Vaccari Sergente Cann. Menotti Varoli
Sergente Cann. Giuseppe Vignali Sergente S.D.T. Cesare Zingaro
Sergente Cann. Antonio Zirri Fuoch. Sebastiano Abate
Nocch. Giuseppe Abati Elettr. Domenico Abbagnato
Marò Francesco Abbate Cann. Gaetano Abbruscato
Cann. Domenico Acampora Marò Antonio Achino
Fur. Riccardo Adamo Marò Michele Adduci
Marò Francesco Agnese Nocch. Giovanni Aiello
S.D.T. Marcello Albanese S.D.T. Cosimo Albano
Sottocapo Segn. Igino Alberton Fuoch. Giuseppe Albizzati
Fur. Sergio Alborno Sottocapo Fuoch. Ang.Francesco Albricci
Sottocapo Nocch. Alessandri Anatolio Elettr. Andrea Alfano
Cann. Vider Aliprandi S.D.T. Felice Allegranza
Marò Luigi Pietro Allegri Sottocapo S.D.T. Giulio Cesare Allevi
Cann. Francesco Altea Carp. Attilio Amadi
Marò Giuseppe Amato Marò Onofrio Amato
Marò Raffaele Ambrosio Cann. Carmelo Andaloro
Marò Nicola Andrisani Marò Fernando Anelli
Sottocapo Cann. Giovanni Angelini Cann. Pietro Antonicelli
Marò Luigi Antonini Marò Giuseppe Aparo
Cann. Giovanni Arena Cann. Saverio Arena
Marò Giovanni Armenio Cann. Renato Arzà
Marò Salvatore Asta Marò Attanasio Custode
Marò Salvatore Auriemma Fuoch. Giuseppe Avelli
Sottocapo Segn. Silvestro Azzaro Sottocapo Cann. Merano Batini
S.D.T. Tullio Baldacci S.D.T. Alberto Baldazzi
Marò Florio Baldo Fuoch. Pineiro Giuseppe Baletti
Cann. Carmelo Ballacchino Elettr. Francesco Balocchi
Cann. Agostino Balsamo Marò Fioravante Balsamo
Nocch. Antonio Balzano Marò Francesco Balzano
Nocch. Gian Battista Bandirali Marò Paolo Baraggia
Marò Achille Barbagli Sottocapo R.T. Antonio Barbalonga
S.D.R. Domenico Barbara Marò Sebastiano Barberino
Fuoch. Giuseppe Barbaro Sottocapo Torp. Biagio Barbero
Fuoch. Salvatore Barbi Marò Paolo Bardi
Nocch. Dante Barini Motor. Carlo Barni
Marò Michele Barraco Cannoniere Salvatore Barreca
Furiere Cesare Bartoli Marò Antonio Bartolozzo
Marò Giuseppe Baruchelli Fur. Aris Barzotelli
Marò Silvano Bassi Marò Edilio Battaglini
Fuoch. Luigi Battello Cann. Bruno Battistoni
Cann. Giuseppe Bavaro Marò Desiderio Bazzani
Marò Salvatore Bazzotta Marò Attilio Bearzatto
Cann. Vincenzo Beccarla S.D.T. Spartaco Bedoni
Marò Plinio Bellan Fuoch. Vittorio Bellan
Elettr. Giuseppe Belletti Marò Plinio Bellini
Marò Michele Bellizzi Sottocapo Cann. Vittorio Bello
Nocch. Primo Bellotti Fuoch. Pietro Beltrame
Fuoch. Guglielmo Benedetti Fuoch. Gildo Benetto
Sottocapo Mecc. Franco Benincasa Sottocapo Marò Angelo Berconti
Cann. Alberto Berillo Marò Mario Berluti
Fuoch. Aurelio Berruti Fuoch. Piero Bertè
Motor. Francesco Bertelli S.D.T. Sergio Bertola
Cann. Giorgio Bertoldi Palomb. Fabrizio Bertuccelli
Segn. Arturo Bettanin Fuoch. Franco Bianchi
Marò Carmine Bifulco Sottocapo Elettr Pasquale Bifulco
Sottocapo S.D.T. Mario Bissolino Nocch. Pasquale Bocale
Marò Osvaldo Boccalatte Marò Giuseppe Bocchia
Marò Erasmo Boccone Sottocapo Mecc. Angelo Bombonati
Sottocapo Mecc. Gino Bondioli Cann. Ivo Boneta
Elettr. Angelo Bonetti Fuoch. Elio Bonicalzi
Sottocapo Cann. Cristofaro Bonifazio Cann. Tommaso Bonomi
Cann. Mario Borasca Sottocapo Nocch. Arturo Borghi
Marò Angelo Borghini Cann. Mario Borgi
Nocch. Francesco Borriello Fuoch. Attilio Borsato
Sottocapo Mecc. Pietro Bortoloro Fuoch. Enrico Boschi
Cann. Socrate Boschini Marò Arcangelo Boscolo
Marò Bruno Boscolo Nocch. Germano Boscolo
Marò Sergio Boscolo Marò Salvatore Bozzotta
Marò Giovanni Bracchi Cann. Antonio Braccini
Cann. Egidio Brambati Sottocapo Fuoch. Giovanni Brambilla
Marò Vittorio Brancaccio Marò Attilio Breazzato
Marò Emanuele Brescia Cann. Pietro Brignoli
Fuoch. Bruno Brizzi Cann. Virginio Broggi
Cann. Antonino Brucini Sottocapo Segn. Lionello Brumat
Elettr. Cesare Brunetti Sottocapo Mecc. Arturo Brunetto
Cann. Cesare Buffoni Elettr. Gennaro Buono
Fuoch. Roberto Buono Sottocapo Fur. Osvaldo Buratti
Marò Vincenzo Buttaro Cann. Antonio Caccamo
Music. Francesco Cacciuttolo S.D.T. Vincenzo Cagnoli
Nocch. Giuseppe Calabrò Marò Eugenio Calafato
Cann. Filippo Calafato Marò Francesco Calafiore
Marò Angelo Caldone Cann. Antonino Calò
Elettr. Angelo Camerin Cann. Giovanni Caminata
Marò Liborio Cammarata Cann. Giuseppe Campanella
S.D.T. Arturo Campanone Motor. Ignazio Campesi
Fuoch. Carlo Campora Fuoch. Antonio Camporeale
Sottocapo Vittorio Candi Fuoch. Arcangelo Cannaliri
Cann. Francesco Cantafio Marò Pasquale Capasso
Marò Giuseppe Capogna Cann. Giulio Caporaletti
Cann. Santo Cappadonna Elettr. Giorgio Cappanera
Nocch. Viscardo Cappella Sottocapo Marò Vincenzo Capriglione
Carp. Antonio Caprile Nocch. Umberto Capurro
Marò Giuseppe Caramello Fur. Luigi Carbone
Cann. Nicola Carbone Nocch. Antonio Cariglia
Marò Adolfo Carli Marò Carmelo Carnabuci
Marò Giuseppe Carogna Marò Lorenzo Carraretto
Marò Giorgio Carratta Marò Federico Casciaro
Sergente Cann. Umberto Bottaro Sergente Fur. Walter Botti
Sergente Cann. Gennaro Bottigliero Sergente Inferm. Renato Bruni
Sergente S.D.T. Ademaro Caciagli Sergente Cann. Mario Cammina
Sergente S.D.T. Giuseppe Carlucci Sergente Cann. Luigi Carolo
Sergente Elettr. Aldo Caroti Sergente Cann. Giuseppe Catalano
Sergente Carp. Domenico Centrone Sergente R.T. Ezio Conconi
Sergente S.D.T. Letterio De Francisci Sergente S.D.T. Venilio Del Mul
Sergente Segn. Gavino Deligios Sergente Cann. Elio Della Croce
Sergente S.D.T. Francesco Delle Cave Sergente Cann. Pietro Di Sarcina
Sergente R.T. Giuseppe Failli Sergente S.D.T. Tullio Formichetti
Sergente Elettr. Antonio Franzese Sergente Inferm. Francesco Galifi
Sergente Segn. Nicola Genovino Sergente Furiere Umberto Ghilardini
Sergente R.T. Aldo Guerriero Sergente Cann. Germano Gutti
Sergente Music. Matteo Liotine Sergente Cann. Bruno Lolli
Sergente Segn. Donato Lopez Sergente Nocch. Azelio Marini
Sergente Nocch. Vincenzo Masala Sergente Cann. Michelangelo Mazzamati
Sergente Elettr. Giuseppe Messina Sergente Segn. Domenico Meucci
Sergente Cann. Raffaele Moscarino Sergente Mecc. Giuseppe Mussi
Sergente S.D.T. Armando Neri Sergente Cann. Giuseppe Nicolino
Sergente Elettr. Vincenzo Nuzzo Sergente Furiere Mario Orlandi
Sergente Cann. Vincenzo Panetta Sergente Cann. Emilio Pasci
Sergente Segn. Luigi Pezzetti Sergente Cann. Luigi Pierucci
Sergente Carp. Angelo Pinolini Sergente Elettr. Silvio Pizzi
Sergente Cann. Marino Polato Sergente Cann. Giuliano Ravaglia
Sergente R.T. Umberto Reale Sergente Cann. Antonio Ricciardi
Sergente R.T. Oronzo Romano Sergente R.T. Pietro Rossi
Sergente S.D.T. Fiorino Sara Sergente Fur. Giuseppe Scherma
Sergente Nocch. Almidoro Squillace Sergente Fur. Antonio Tavcer
Sergente Fur. Francesco Troncari Sergente Cann. Agostino Urbani
Sergente R.T. Walter Vaccari Sergente Cann. Menotti Varoli
Sergente Cann. Giuseppe Vignali Sergente S.D.T. Cesare Zingaro
Sergente Cann. Antonio Zirri Fuoch. Sebastiano Abate
Nocch. Giuseppe Abati Elettr. Domenico Abbagnato
Marò Francesco Abbate Cann. Gaetano Abbruscato
Cann. Domenico Acampora Marò Antonio Achino
Fur. Riccardo Adamo Marò Michele Adduci
Marò Francesco Agnese Nocch. Giovanni Aiello
S.D.T. Marcello Albanese S.D.T. Cosimo Albano
Sottocapo Segn. Igino Alberton Fuoch. Giuseppe Albizzati
Fur. Sergio Alborno Sottocapo Fuoch. Ang.Francesco Albricci
Sottocapo Nocch. Alessandri Anatolio Elettr. Andrea Alfano
Cann. Vider Aliprandi S.D.T. Felice Allegranza
Marò Luigi Pietro Allegri Sottocapo S.D.T. Giulio Cesare Allevi
Cann. Francesco Altea Carp. Attilio Amadi
Marò Giuseppe Amato Marò Onofrio Amato
Marò Raffaele Ambrosio Cann. Carmelo Andaloro
Marò Nicola Andrisani Marò Fernando Anelli
Sottocapo Cann. Giovanni Angelini Cann. Pietro Antonicelli
Marò Luigi Antonini Marò Giuseppe Aparo
Cann. Giovanni Arena Cann. Saverio Arena
Marò Giovanni Armenio Cann. Renato Arzà
Marò Salvatore Asta Marò Attanasio Custode
Marò Salvatore Auriemma Fuoch. Giuseppe Avelli
Sottocapo Segn. Silvestro Azzaro Sottocapo Cann. Merano Batini
S.D.T. Tullio Baldacci S.D.T. Alberto Baldazzi
Marò Florio Baldo Fuoch. Pineiro Giuseppe Baletti
Cann. Carmelo Ballacchino Elettr. Francesco Balocchi
Cann. Agostino Balsamo Marò Fioravante Balsamo
Nocch. Antonio Balzano Marò Francesco Balzano
Nocch. Gian Battista Bandirali Marò Paolo Baraggia
Marò Achille Barbagli Sottocapo R.T. Antonio Barbalonga
S.D.R. Domenico Barbara Marò Sebastiano Barberino
Fuoch. Giuseppe Barbaro Sottocapo Torp. Biagio Barbero
Fuoch. Salvatore Barbi Marò Paolo Bardi
Nocch. Dante Barini Motor. Carlo Barni
Marò Michele Barraco Cannoniere Salvatore Barreca
Furiere Cesare Bartoli Marò Antonio Bartolozzo
Marò Giuseppe Baruchelli Fur. Aris Barzotelli
Marò Silvano Bassi Marò Edilio Battaglini
Fuoch. Luigi Battello Cann. Bruno Battistoni
Cann. Giuseppe Bavaro Marò Desiderio Bazzani
Marò Salvatore Bazzotta Marò Attilio Bearzatto
Cann. Vincenzo Beccarla S.D.T. Spartaco Bedoni
Marò Plinio Bellan Fuoch. Vittorio Bellan
Elettr. Giuseppe Belletti Marò Plinio Bellini
Marò Michele Bellizzi Sottocapo Cann. Vittorio Bello
Nocch. Primo Bellotti Fuoch. Pietro Beltrame
Fuoch. Guglielmo Benedetti Fuoch. Gildo Benetto
Sottocapo Mecc. Franco Benincasa Sottocapo Marò Angelo Berconti
Cann. Alberto Berillo Marò Mario Berluti
Fuoch. Aurelio Berruti Fuoch. Piero Bertè
Motor. Francesco Bertelli S.D.T. Sergio Bertola
Cann. Giorgio Bertoldi Palomb. Fabrizio Bertuccelli
Segn. Arturo Bettanin Fuoch. Franco Bianchi
Marò Carmine Bifulco Sottocapo Elettr Pasquale Bifulco
Sottocapo S.D.T. Mario Bissolino Nocch. Pasquale Bocale
Marò Osvaldo Boccalatte Marò Giuseppe Bocchia
Marò Erasmo Boccone Sottocapo Mecc. Angelo Bombonati
Sottocapo Mecc. Gino Bondioli Cann. Ivo Boneta
Elettr. Angelo Bonetti Fuoch. Elio Bonicalzi
Sottocapo Cann. Cristofaro Bonifazio Cann. Tommaso Bonomi
Cann. Mario Borasca Sottocapo Nocch. Arturo Borghi
Marò Angelo Borghini Cann. Mario Borgi
Nocch. Francesco Borriello Fuoch. Attilio Borsato
Sottocapo Mecc. Pietro Bortoloro Fuoch. Enrico Boschi
Cann. Socrate Boschini Marò Arcangelo Boscolo
Marò Bruno Boscolo Nocch. Germano Boscolo
Marò Sergio Boscolo Marò Salvatore Bozzotta
Marò Giovanni Bracchi Cann. Antonio Braccini
Cann. Egidio Brambati Sottocapo Fuoch. Giovanni Brambilla
Marò Vittorio Brancaccio Marò Attilio Breazzato
Marò Emanuele Brescia Cann. Pietro Brignoli
Fuoch. Bruno Brizzi Cann. Virginio Broggi
Cann. Antonino Brucini Sottocapo Segn. Lionello Brumat
Elettr. Cesare Brunetti Sottocapo Mecc. Arturo Brunetto
Cann. Cesare Buffoni Elettr. Gennaro Buono
Fuoch. Roberto Buono Sottocapo Fur. Osvaldo Buratti
Marò Vincenzo Buttaro Cann. Antonio Caccamo
Music. Francesco Cacciuttolo S.D.T. Vincenzo Cagnoli
Nocch. Giuseppe Calabrò Marò Eugenio Calafato
Cann. Filippo Calafato Marò Francesco Calafiore
Marò Angelo Caldone Cann. Antonino Calò
Elettr. Angelo Camerin Cann. Giovanni Caminata
Marò Liborio Cammarata Cann. Giuseppe Campanella
S.D.T. Arturo Campanone Motor. Ignazio Campesi
Fuoch. Carlo Campora Fuoch. Antonio Camporeale
Sottocapo Vittorio Candi Fuoch. Arcangelo Cannaliri
Cann. Francesco Cantafio Marò Pasquale Capasso
Marò Giuseppe Capogna Cann. Giulio Caporaletti
Cann. Santo Cappadonna Elettr. Giorgio Cappanera
Nocch. Viscardo Cappella Sottocapo Marò Vincenzo Capriglione
Carp. Antonio Caprile Nocch. Umberto Capurro
Marò Giuseppe Caramello Fur. Luigi Carbone
Cann. Nicola Carbone Nocch. Antonio Cariglia
Marò Adolfo Carli Marò Carmelo Carnabuci
Marò Giuseppe Carogna Marò Lorenzo Carraretto
Marò Giorgio Carratta Marò Federico Casciaro
Marò Gennaro Cascone Sottocapo R.T. Walter Casini
Cann. Carlo Cassaghi Motor. Sebastiano Cassanelli
Sottocapo S.D.T. Vincenzo Castagna Sottocapo Cann. Vincenzo Casto
Marò Giuseppe Catania Marò Luigi Catugno
Cann. Salvatore Cavaliere Sottocapo Fur. Giovanni Cavallaro
Fuoch. Giuseppe Cavalleri Fuoch. Santino Cavalli
Sottocapo Mecc. Danilo Cavallini Cann. Antonino Cacamo
Marò Giovanni Cecchi Fuoch. Spartaco Cecchini
Fuoch. Bruno Cechet S.D.T. Giovanni Cechet
Fuoch. Raffaele Cechet Marò Michele Celi
Elettr. Pietro Censi Cann. Giobatta Centofante
Marò Idalgo Cernetti Sottocapo Fur. Sveno Chellini
Cann. Carlo Cassaghi Motor. Sebastiano Cassanelli
Sottocapo S.D.T. Vincenzo Castagna Sottocapo Cann. Vincenzo Casto
Marò Giuseppe Catania Marò Luigi Catugno
Cann. Salvatore Cavaliere Sottocapo Fur. Giovanni Cavallaro
Fuoch. Giuseppe Cavalleri Fuoch. Santino Cavalli
Sottocapo Mecc. Danilo Cavallini Cann. Antonino Cacamo
Marò Giovanni Cecchi Fuoch. Spartaco Cecchini
Fuoch. Bruno Cechet S.D.T. Giovanni Cechet
Fuoch. Raffaele Cechet Marò Michele Celi
Elettr. Pietro Censi Cann. Giobatta Centofante
Marò Idalgo Cernetti Sottocapo Fur. Sveno Chellini
Fuoch. Gerolamo Chiarlo Fuoch. Angelo Chiarolla
Elettr. Orazio Chiechi Sottocapo S.D.T. Ivo Chiesa
Marò Manlio Chiocchetti Marò Leopoldo Chissi
Sottocapo Mecc. Terzo Ciacci Sottocapo Elettr.Armando Ciampaglia
Sottocapo Mecc. Valerio Cianchi Cann. Antonio Cicchetti
Cann. Ciro Cierro Marò Luigi Cimadamore
Sottocapo Mecc. Roberto Cimafiori Marò Salvatore Cioffi
Marò Gennaro Ciotola Cann. Fernando Ciotti
Sotocapo Music. Fernando Cipriani Elettr. Francesco Cipriano
Fuoch. Carmine Cirillo Marò Gaetano Cirillo
Cann. Carmelo Cirmi Nocch. Salvatore Cisternino
Cann. Carlo Cisteroni Cann. Giovanni Civatti
Sottocapo Elettr Guerrino Civetta Sottocapo Mecc. Antonio Clementi
Sottocapo Nocch. Nicola Cleopazzo Fuoch. Mario Clizio
Sottocapo Mecc. Manlio Cocetta Fuoch. Amedeo Cocozza
Fuoch. Giuseppe Cogliolo Marò Scipione Colaleo
Sottocapo Mecc. Stefano Colla Fuoch. Rolando Collanti
Fuoch. Mansueto Colombo Nocch. Tobia Colombo
Cann. Giuseppe Coloru Fuoch. Francesco Confortato
Cann. Pietro Congiu Marò Giuseppe Conte
Marò Lino Conte Cann. Giovanni Conti
Motor. Mario Conti Cann. Fernando Contri
Marò Aristide Conventi Fuoch. Alberto Corazza
Nocch. Bruno Corbatto Cann. Francesco Corda
Cann. Luigi Corona Cann. Corrado Corradini
Cann. Riziero Cosan Marò Filippo Costa
Marò Giuseppe Costagliola Fuoch. Biagio Costigliola
Elettr. Virginio Cova Marò Francesco Cozzolino
Nocch. Luciano Cozzolino Fuoch. Luigi Crestani
Marò Giorgio Cuneo Marò Giuseppe Curia
Cann. Enrico Curini S.D.T. Salvatore Cusimano
Marò Ignazio Cusmano Fuoch. Stefano Custerlina
Cann. Sebastiano Custo Elettr. Giuseppe D'Acunzo
Cann. Vincenzo D'Addio Cann. Luciano D'Agostini
Marò Francesco D'Agostino Fuoch. Salvatore D'Albero
Elettr. Wladimiro D'Alpaos Fuoch. Giuseppe D'Ambrosio
Nocch. Giuseppe D'Amico Cann. Rosario D'Amico
Nocch. D'Apote Nazario Marò Vincenzo D'Arcangelo
Cann. Antonio D'Ignoti Cann. Alfredo Dal Broi
S.D.T. Domenico Dal Canton Cann. Benito Dall'Asta
Sottocapo Cann. Enrico D'Amore Marò Bruno Danuol
Nocch. Silvano Davanzo Sottocapo Torquato De Adamo
Nocch. Giovanni De Bartolomeo Nocch. Oscar De Benedetti
Elettr. Gabriele De Benedictis Sottocapo Mecc. Giuseppe De Blasi
Cann. Pietro De Cantis Nocch. Luigi De Donato
Cann. Giuseppe De Gennaro Marò Giuseppe De Gobbe
Elettr. Nino De Grassi Sottocapo Cann. Mario De Lorenzo
Sottocapo Cann. Giuseppe De Lucia Elettr. Luigi De Luise
Marò Francesco De Maio Cann. Elienzo De Marchi
Elettr. Francesco De Marchi Fuoch. Ottavio De Martino
Marò Raffaele De Rosa Fuoch. Paolo De Santis
Elettr. Adolfo De Simone Sottocapo Cann. Antonio De Simone
Nocch. Giuseppe De Simone Fuoch. Mauro De Vincenzo
Fuoch. Giusto Del Bello Fur. Antonio Del Giudice
Fuoch. Bruno Del Pino Sottocapo Nocch. Domenico Dell'Aquila
S.D.T. Fioremonte Dell'Era Carp. Francesco Dell'Orco
Nocch. Sante Della Monica Sottocapo Cann. Enrico Delle Fratte
Elettr. Mario Delli Cann. Andrea Descalzo
Sottocapo Cann. Giovanni Dessi Cann. Simiro Dessi
Marò Isidoro Devetta Marò Aurelio Di Bella
Fuoch. Domenico Di Carlo Elettr. Raffaele Di Donato
Marò Gaetano Di Gennaro Sottocapo Mecc. Matteo Di Giacomo
Elettr. Domenico Di Girolamo Cann. Adelchi Di Giusto
Marò Girolamo Di Gregorio Sottocapo Torp. Salvatore Di Gregorio
Nocch. Eutechio Di Leo Fuoch. Giuseppe Di Maio
Torped. Giovanni Di Mauro Marò Pietro Di Milo
Marò Giuseppe Di Napoli Cann. Salvatore Di Nucci
Cann. Luciano Di Pietro Fuoch. Pietro Diminutto
Nocch. Pietro Dimora Cann. Severo Disingrini
Sottocapo Fuoch. Ezio Donati Cann. Francesco Donato
Elettr. Mario Donnini Fur. Odilio Dovier
Nocch. Rocco Dovizio Elettr. Luciano Dugini
Fuoch. Carlo Enrione Cann. Francesco Errichiello
Cann. Giulio Esculapio Marò Gaetano Esposito
Sottocapo Mecc. Nicola Esposito Cann. Raffaele Esposito
Nocch. Giorgio Fabris Nocch. Giuseppe Falconi
Marò Girolamo Canizza Cann. Mario Faroni
Fuoch. Giuseppe Fava Marò Angelo Ferrante
Sottocapo Nocch. Vincenzo Ferrante Nocch. Sergio Ferrarese
Sottocapo S.D.T. Alfonso Ferrari Sottocapo R.T. Augusto Ferrari
Marò Giuseppe Ferrari Fuoch. Sergio Ferrari
Cann. Carmelo Ferraro S.D.T. Gioacchino Ferraro
Sottocapo Cann. Bruno Ferri Marò Livio Ferro
Marò Pietro Ferro Sottocapo Mecc. Bentivoglio Fezzardi
Sottocapo Cann. Severino Fichera Fuoch. Rosario Finocchiaro
Marò Arturo Fiorentini Sottocapo Segn. Giovanni Fiorentino
Sottocapo Fuoch. Pantaleo Fiorito S.D.T. Cesare Flavoni
Fuoch. Osvaldo Foli Sottocapo Elettr Biagio Fontana
Marò Giovanni Fontana Marò Clemente Fonio
Fuoch. Ciriaco Forestiero Sottocapo S.D.T. Tullio Formichetti
Marò Vincenzo Fornaro Sottocapo Carp. Arnaldo Fossatelli
Marò Antonio Foti Marò Domenico Fragiacomo
Sottocapo Palomb.Italo Fraioli Cann. Bruno Franceschini
Cann. Vittorio Franceschini Sottocapo Cann. Guerrino Franzolin
Marò Mario Franzosi Nocch. Placido Frisone
Sottocapo Carp. Giuseppe Fronte Nocch. Giuseppe Furio
Fur. Nevio Furio Sottocapo S.D.T. Pier Antonio Furlanetto
Sottocapo Motor. Antino Fusco Cann. Gaetano Fusco
Furiere Ugo Gadina Cann. Eugenio Gaeta
Cann. Giuseppe Gagliano Marò Pasquale Galizia
Cannoniere Pietro Gallarati Cann. Biagio Galletta
Marò Angelo Galli Marò Ettore Gallina
Sottocapo Cann. Giuseppe Gammino Nocch. Francesco Gancitano
Carp. Giuseppe Gandolfi Marò Umberto Garbuglia
Cann. Alfiero Garlaschelli Marò Salvatore Garofalo
Sottocapo Fur. Ulisse Gasparini Fuoch. Ezio Gasparino
Marò Luigi Gastaldo Fur. Ettore Gatti
Marò Ermenegildo Gazzi Marò Giuseppe Gelmini
Marò Vito Genna Fur. Umberto Ghilardini
Cann. Vittorio Giacomello Cann. Giuseppe Gianmarinaro
Cann. Nunziato Gianfrotta Sottocapo Cann. Arturo Giannella
Sottocapo Cann. Giovanni Giannuzzi Segnalatore Luigi Giardi
Sottocapo Cann. Ubaldo Gigliofiorito Sottocapo Fur. Giuseppe Gionta
Fuoch. Andrea Girasole Cann. Gualtiero Girotto
Mecc. Italo Giuditta Fuoch. Virginio Giuliani
Sottocapo Fuoch. Luigi Giuniti Cann. Amelio Giuntoli
Fuoch. Pietro Gonnelli Cann. Ruggero Gorgoglione
Cann. Donato Gorgonie Fuoch. Pietro Gosio
Fuoch. Nello Gozzi Fuoch. Ugo Gozzi
Motor. Reno Grandi Cann. Vincenzo Grandillo
Sottocapo S.D.T. Antonio Greco R.T. Pasquale Greco
Marò Vittorio Greco Cann. Walter Gremese
Cann. Francesco Gremo Marò Giacomo Grillo
Nocch. Michele Grima Cann. Giacomo Gualco
S.D.T. Enzo Guarducci Marò Romolo Guastini
Sottocapo Motor. Angelo Guidi Nocch. Mario Guidi
Marò Procolo Guitto Marò Tommaso Iaccarino
Marò Domenico Iacobacci Sottocapo Cann. Mario Iannone
Sottocapo Fuoch. Giovanni Ilardi Fuoch. Michele Illuzzi
Cann. Mario Incani Nocch. Fortunato Incerti
Cann. Luigi Iotti Motor. Ipri Salvatore
Fuoch. Ettore Ipuca Fuoch. Nunzio Italiano
Fuoch. Carlo Ittavo Fuoch. Francesco La Porta
Marò Giacomo La Rosa Fuoch. Francesco Ladisa
Marò Raffaele Lembiase Inferm. Nicola Latini
Marò Saverio Latini Sottocapo S.D.T. Crocifisso Lattante
Marò NicolÚ Lazzara Marò Carlo Lazzari
Fur. Giuseppe Leanza Sottocapo Cann. Angelo Legrottaglie
Fuoch. Gildo Leonarduzzi Marò Antonio Leone
S.D.T. Lazzaro Leone Fuoch. Mario Leonti
Trombett. Francesco Lepora Fuoch. Duilio Lette
Sottocapo Cann. Carmelo Lettieri Marò Luigi Lettori
Fuoch. Bruno Libenski Sottocapo Music. Matteo Liotine
Sottocapo Mecc. Vito Liotta Marò Andrea Lisa
Sottocapo Motor. Pino Lizier Nocch. Santo Lo Presti
Sottocapo Segn. Nicola Lo Russo Marò Domenico Locandro
Marò Giuseppe Locatelli Carp. Mosè Locatelli
Fuoch. Giovanni Loddo Marò Giulio Logi
Sottocapo Cann. Giancarlo Lombardi Cann. Giovanni Lombardi
Sottocapo Fuoch. Giovanni Lombardi Marò Vincenzo Lombardi
Sottocapo Elettr Aniello Lombardo Nocch. Francesco Longo
Cann. Nicola Loprieno Marò Vincenzo Lorenzi
Cann. Gaetano Loria Sottocapo S.D.T. Massimiliano Lovato
Cann. Domenico Lovesio Sottocapo Inferm. Ivo Lucherini
Cann. Domenico Lucchiari Sottocapo Carp. Silvio Lucianelli
Fuoch. Giulio Lugato Marò Danilo Luis
S.D.T. Luigi Lupo Sottocapo Cann. Pietro Luporini
Sottocapo S.D.T. Gaetano Maccagnano Elettr. Francesco Macchiavelli
Cann. Cosimo Magri Cann. Edo Madini
Fuoch. Ciro Madonna S.D.T. Luciano Magnasco
Marò Francesco Malapena Fuoch. Lino Malucelli
Marò Giordano Malusa Cann. Marcello Manassero
Fur. Virginio Manfreda Cann. Antonio Mangia
S.D.T. Giuseppe Mangili Sottocapo Mecc. Danilo Mantoan
Elettr. Giovanni Manzoni Sottocapo Cann. Liborio Manzoni
Sottocapo MarÚ Antonio Marangio Cann. Raoul Marcelli
Sottocapo Cann. Vittorio Marcelli Sottocapo Cann. Sosio Marchese
Marò Argentino Mari Fuoch. Ferdinando Mariani
Sottocapo Mecc. Mario Mariani Marò Tommaso Marpiello
Sottocapo Cann. Claudio Mariotti Trombett. Alfredo Mariuzzo
Marò Giuseppe Marrano Sottocapo Cann. Luigi Marrazzo
Fuoch. Giovanni Marrone Marò Mario Martarelli
Cann. Ciro Martin Marò Guido Martini
Sottocapo Cann. Francesco Martino Cann. Carlo Martinotti
Marò Michelangelo Marzulli Sottocapo Elettr Otello Masolini
Marò Luigi Massa Fuoch. Mario Massaferro
S.D.T. Adelmo Massani Segn. Andrea Mastellone
Torped. Alessandro Mastrini Sottocapo R.T. Italiano Maurizi
Nocch. Giovanni Maver Sottocapo Carp. Medardo Mazzanti
Marò Lio Mazzini Fuoch. Mauro Mazzola
Fuoch. Cesare Mazzolini S.D.T. Leo Mazzoni
Sottocapo Elettr Mario Mecca Cann. Antonio Megna
Cann. Angelo Melappioni Fur. Mauro Melasippa
Sottocapo Elettr.Virginio Mella Fuoch. Giacomo Meloni
S.D.T. Lorenzo Menichetti Fuoch. Salvatore Menna
R.T. Pietro Merli Sottocapo Cann. Alfio Messina
Marò Francesco Messina Sottocapo S.D.T. Michele Mezzatesta
Fuoch. Mauro Mezzina Cann. Vincenzo Mezzina
Marò Rosario Miano Fuoch. Giuseppe Miceli
Cann. Luciano Micheli Cann. Pietro Micich
Elettr. Alfonso Midolo Marò Samuele Milini
Sottocapo Cann. Damiano Milo Elettr. Giulio Milotti
Marò Salvatore Minolfo Sottocapo Mecc. Gino Mion
Fuoch. Eliano Miriamo Marò Marco Mistrali
Sottocapo Elettr Pietro Mitton Cann. Gino Moggia
Fuoch. Silvano Moimas Marò Gerolamo Molinari
Sottocapo Fuoch. Mario Molinari Marò Giacomo Mona
Nocch. Lindo Monaro Sottocapo Elettr Guido Monciotti
Sottocapo Cann. Antonio Mondel Cann. Oddo Montanari
Cann. Pierino Montanarini Cann. Enrico Monti
Marò Paolo Montoneri S.D.T. Giuseppe Monza
Sottocapo Cann. Antonio Moretti Cann. Maurizio Morganti
Fur. Mario Morriconi Marò Dino Moro
S.D.T. Aldo Moroni Cann. Ciro Murgera
Nocch. Fortunato Murzi Marò Alessandro Nalin
Cann. Ciro Napolitano Sottocapo Elettr Carmine Natarelli
Carp. Modestino Natella Fuoch. Aldo Neri
Elettr. Alessandro Neri Fuoch. Pier Luigi Neri
Sottocapo Armando Nicchi Fur. Giovanni Nicchi
Marò Antonio Nisticò Fuoch. Bruno Novati
S.D.T. Roberto Nudi Fuoch. Giuseppe Nulli Cinetti
Fur. Fiorenzo Obialero Cann. Maurizio Occello
Fuoch. Giuseppe Odasso Cann. Alcide Onetto
Sottocapo Elettr.Felice Oricchi Trombett. Eugenio Origa
Fuoch. Domenico Ornaghi Sottocapo Gino Ottaviani
Cann. Giuseppe Pacchione Marò Valerio Pacei
Sottocapo Cann. Silvestro Pacifico Sottocapo Fur. Guglielmo Padua
Cann. Franco Pagani Marò Giuseppe Paganini
Fuoch. Gaetano Pagliari Carp. Guerrino Pain
Cann. Leonardo Palmieri Marò Leonardo Palmulli
Marò Vincenzo Palombo Marò Vincenzo Palumbo
Fuoch. Danilo Panciroli Marò Carmelo Pannia
Cann. Emilio Paravagna Cann. Angelo Parenti
Cann. Carlo Parodi Motor. Gualtiero Parovel
Cann. Oddone Pascolat Cann. Rino Pasquali
Sottocapo Mecc. Pietro Pasquini Elettr. Arturo Passon
Sottocapo Nocch. Gino Pastina Sottocapo Segn. Giuseppe Pastore
Cann. Gioacchino Patanè Fuoch. Nicola Patetta
Sottocapo Elettr.Rolando Pattacini Marò Elio Pavan
Cann. Gino Alberto Pecorari S.D.T. Enrico Pedinelli
Inferm. Luigi Pedinelli Cann. Alberto Pedroni
Marò Pietro Pegurri Marò Erasmo Peirè
Cann. Filippo Pennisi Nocch. Adolfo Penzo
Marò Giuseppe Pergolizzi Elettr. Eddie Peri
Nocch. Giorgio Perini Elettr. Antonio Peronese
Sottocapo Cann. Emidio Perrone Marò Nino Petazzoni
Sottocapo Mecc. Luigi Petrocchi Cann. Giuseppe Petrone
Sottocapo Elettr.Alfredo Piani S.D.T. Luigi Pianta
Sottocapo Cann. Gennaro Picardi Cann. Gino Piccotto
Sottocapo Cann. Luigi Pierucci Cann. Luigi Pignatelli
Cann. Emilio Pilla Sottocapo Cann. Antonio Pinto
Sottocapo Elettr.Amerigo Pintucci Nocch. Enrico Pipitone
Sottocapo Music. Giovanni Pipoli Sottocapo Mecc. Giuseppe Piras
Marò Giuseppe Pisanù Cann. Raffaele Pisetta
Sottocapo Elettr.Silvio Pizzi Fur. Luigi Placentino
Inferm. Luigi Poggio Sottocapo Mecc. Aldo Poletto
Fuoch. Salvatore Polimeni Cann. Pollio Sabato
Marò Giuseppe Pollo Marò Salvatore Pompeo
Nocch. Silvestro Pompei Cann. Salvatore Pontecorvo
Cann. Ciro Pontillo Fur. Nicola Pontrelli
S.D.T. Giuseppe Porciatti Cann. Agatino Portoghese
Marò Ladislao Pozzati Fuoch. Vittore Pozzati
Marò Carlo Prando Cann. Silvio Prassel
Sottocapo Cann. Lucio Prencis Marò Leo Prederossi
Marò Giovanni Previti Sottocapo Cann. Angelo Princigalli
Sottocapo Cann. Egidio Proia Fuoch. Battista Puggioni
Cann. Vincenzo Pulcini Cann. Rosario Puliatti
Cann. Francesco Puppo Cann. Merano Radini
Cann. Michele Raia Cann. Paolo Ramosi
Nocch. Mario Rampa Marò Agenore Rannucchi
Fuoch. Vincenzo Rap Fuoch. Agostino Razeto
Marò Silvio Rebora Nocch. Tommaso Recchimuzzi
Cann. Giuseppe Repetto Elettr. Giordano Retenari
Elettr. Egone Revelant Marò Cosimo Ribezzo
Sottocapo Cann. Armando Ricci Sottocapo Cann. Luigi Riccobono
Sottocapo Cann. Ottavio Righi Marò Francesco Rignanese
Nocch. Otello Rinaldi Elettr. Carlo Rizzi
Sottocapo Motor. Pietro Rizzi Sottocapo Cann. Rocco Rizzi
Fur. Simone Rizzuto Marò Vito Roca
Fuoch. Nello Rocchi Sottocapo Fur. Alfredo Romita
Cann. Tullio Rompani Sottocapo Fur. Nicola Roncone
Nocch. Salvatore Rosa Marò Maurizio Rosano
Elettr. Armando Rosati Elettr. Guido Rossanda
Cann. Egidio Rossato Cann. Felice Rossi
Fuoch. Giulio Rossini Fuoch. Natale Rovati
Sottocapo S.D.T. Renato Rovelli Marò Romano Rudella
MarÚ Olivo Rumaz Nocch. Giuseppe Russo
S.D.T. Sabatini Aldo Cann. Antonio Sabbetta
Sottocapo R.T. Aldo Saccani Fuoch. Antonio Sacchi
Cann. Renato Saggi Marò Maris Salani
Sottocapo Elettr.Vittorio Salini Inferm. Luigi Saldatori
Nocch. Vincenzo Sancarlo Sottocapo Nocch. Salvatore Sanfilippo
Cann. Gaetano Sannolo Elettr. Giovanni Santamaria
Sottocapo Cann. Antonio Sautto Nocch. Francesco Paolo Scaffiddi
Carp. Oreste Scaini Torp. Battista Scameroni
Marò Giuseppe Scandurra Marò Mauro Scardino
Nocch. Giuseppe Scarpa Marò Gaetano Scarpaci
S.D.T. Alfredo Scatolini Sottocapo Cann. Alfredo Schiavo
Sottocapo Mecc. Giovanni Schirò Cann. Andrea Sciortino
Marò Salvatore Sciuto Elettr. Carlo Scolaro
S.D.T. Gilberto Scolastico Nocch. Cosimo Scuccimarra
Cann. Pietro Semeraro Fuoch. Pasquale Senatore
Sottocapo Cann. Saturno Sepi Sottocapo Torp. Vincenzo Sernicola
Sottocapo S.D.T. Giovanni Serrapede Sottocapo S.D.T. Filoteo Settimi
Sottocapo Cann. Roberto Severino Sottocapo Fur. Vincenzo Sfarzo
Sottocapo Motor. Sario Signorini Elettr. Carmelo Siligato
Nocch. Luigi Simoncione Carp. Antonio Soda
Marò Adolfo Sodini Cann. Bruno Soncin
Segn. Pietro Sorabella Cann. Giuseppe Sorrentino
Sottocapo Elettr.Duilio Spizzamiglio Sottocapo Motor. Bruno Sponza
S.D.T. Adriano Staccini Sottocapo S.D.T. Alberto Stefanini
Fuoch. Adolfo Stigliano Marò Rocco Storella
S.D.T. Angelo Sumberaz Marò Nicola Tabacco
Nocch. Giuseppe Tagliaferro Marò Pasquale Tammaro
Cann. Mario Tampellini Marò Marcello Tampucci
Elettr. Natale Tanini Elettr. Luigi Tanzini
Motor. Giovanni Tarallo Fuoch. Antonio Taranto
Sottocapo Mecc. Leonardo Tartaglia Cann. Domenico Tascone
Cann. Bruno Tasso Fuoch. Orlando Teobaldo
S.D.T. Emilio Tersaglia Nocch. Francesco Testa
Fuoch. Vincenzo Testa Cann. Angelo Tirelli
Sottocapo Cann. Gino Tizi S.D.T. Germano Toffanetti
Fuoch. Mario Tommasetich Cann. Luigi Tomella
Sottocapo Cann. Gino Toniolo Fuoch. Diego Torre
Marò Armando Tortora Sottocapo Cann. Edo Toscani
Marò Orazio Tracea Marò Domenico Tripodi
Sottocapo Mecc. Luciano Trita Marò Gino Tucci
Cann. Gabriele Turazza Marò Benito Tusciano
Sottocapo S.D.T. Mario Uboldi Cann. Giosuè Uccello
S.D.T. Ugo Ugas Nocch. Andrea Ursino
Fuoch. Agostino Vago Marò Carmelo Vaiasicca
Palomb. Ciro Antonio Valente Nocch. Michele Valentino
Cann. Cesare Valsecchi Cann. Mario Vanin
Marò Giovanni Vastarella Sottocapo Cann. Eugenio Vecchio
Marò Edoardo Venegoni Cann. Giovanni Venturi
Sottocapo Cann. Prospero Venturini Marò Carmelo Vergari
Fuoch. Aldo Verrua Marò Giorgio Verzegnassi
Cann. Giusto Verzino Marò Argo Vettori
Sottocapo Fur. Oscar Viarengo Marò Filippo Vidiri
Sottocapo Motor. Guerrino Vigna Sottocapo Mecc. Galliano Vignali
Motor. Giovanni Villani Sottocapo Cann. Giovanni Antonio Vincis
Sottocapo Palomb.Pasquale Viscusi Elettr. Giovanni Vitagliano
Cann. Giuseppe Vivo Fuoch. Ezio Vouch
Marò Antonio Vultaggio Nocch Angelo Zaccaria
Cann. Giuseppe Zanghi Cann. Francesco Zanoli
Marò Alfeo Zappelli Cann. Lino Zaramella
Fuoch. Gastone Zardetto Fur. Igino Zatella
Marò Mario Zazzetta Sottocapo Cann. Vincenzo Zerillo
Sottocapo Cann. Antonio Zirri Fuoch. Ezio Zocchi
Sottocapo Nocch. Giuseppe Zolezzi Cann. Carlo Zonca
Cann. Francesco Zuccarello Sottocapo Segn. Remo Zuccoli
Segn. Antonio Zuena